di Marcella De Carli Ferrari
Abbiamo detto da tanto ormai che la “PAS”, cosiddetta “sindrome da alienazione parentale” non esiste. Esiste la violenza psicologica, che va dimostrata.
Il doppio standard prevede però che la violenza psicologica degli uomini contro le donne e i bambini praticamente non venga riconosciuta nei tribunali (ma spesso nemmeno quella fisica), mentre quella presunta di madri verso i figli si accoglie di default e si definisce “alienazione” semplicemente in presenza di un rifiuto più o meno importante del padre da parte dei figli. Cioè, di base i tribunali che accolgono la teoria della PAS procedono ritenendo che sia strano che un figlio non voglia stare – magari piccolissimo – con il padre, con buona pace della specificità del legame materno, e che per questo ci deve essere dietro una madre malevola e crudele che allontana il figlio dal padre.
Insomma partendo dall’evidenza di un rifiuto verso il padre da parte di un bambino o di una bambina, si imputa a violenza psicologica (che loro chiamano PAS così non devono nemmeno dimostrarla) quel rifiuto, negando di fatto l’evidenza che i bambini hanno un bisogno naturale delle loro madri, a cui si attaccano istintivamente quando sentono in pericolo la stabilità della loro presenza.
Quindi parlando di PAS non si considera che la perversione sta nella legge 54/2006 sull’affido condiviso che parifica le figure materna e paterna. E tocca ancora ribadire l’ovvio: madre e padre non sono uguali, non sono intercambiabili, non hanno la stessa funzione nello sviluppo dell’essere umano.
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(Facebook, 26 gennaio 2025, articolo completo qui)