1 Dicembre 2024
GenovaToday

Francesca Ghio: “Inchiesta archiviata? Non mi importa, lo scopo non è punire il singolo”

di Francesco Li Noce


«Non dico di essere sollevata, ma non mi importa neanche tanto, il punto non è punire il singolo, se avessi voluto punire il singolo mi sarei mossa in altre direzioni». Così Francesca Ghio commenta l’eventuale e probabile archiviazione dell’inchiesta da parte della procura di Genova. La consigliera comunale che ha denunciato in aula consiliare di avere subito uno stupro a dodici anni, ieri è stata ospite del programma condotto da Massimo Gramellini “In altre parole”, su La7, dove ha raccontato la sua storia, ma soprattutto l’importanza del gesto politico che l’ha portata a parlarne in pubblico.

«Quel testo – ha detto riferendosi al testo letto in aula – l’ho scritto la mattina sapendo che in consiglio comunale ci sarebbe stato un documento che avrebbe parlato di violenza di genere. Mi sono accorta che tutti i discorsi che vengono fatti nelle aule, e nel mio caso nell’aula consiliare del Comune di Genova, sono discorsi vuoti e pieni di apatia. Portare un pezzo di me, metterlo al centro della sala, è stato per me un atto politico. Riportare quel dolore come responsabilità delle istituzioni. L’ho fatto per le figlie e i figli di tutti, è stato difficile. Avevo bisogno di togliermi dalla mia esperienza per non emozionarmi, non è stato semplicissimo frantumarmi davanti a tutti. Un mio amico che ha esperienza nel teatro mi ha detto: “Vai decisa fino in fondo, leggi bene e fatti capire”».

Com’è noto, dopo l’intervento di Ghio non c’è stata una reazione immediata da parte del consiglio comunale, ma lei racconta di non esserne stupita: «Forse lo eravate voi, ma per me era la normalità. È il silenzio che fa sì che le istituzioni non abbiano nessun peso risolutivo sulla realtà». Poi: «Mi rendo conto della forza comunicativa, da giorni ricevo centinaia di messaggi, ma la mia è una delle tante storie».

Tra i messaggi e le telefonate c’è anche quella di Giorgia Meloni: «Prendevo una tisana con mia mamma, ho ricevuto una chiamata da un numero sconosciuto, poi un messaggio, ho richiamato e mi è stato passato il telefono: “Pronto, sono Giorgia Meloni”. Ero molto stanca, alienata, ma ho scelto di non sottomettermi alla strumentalizzazione, ringrazio per la vicinanza che però non posso accettare da chi ha la responsabilità istituzionale di risolvere i problemi. Non ho mollato il punto sul ribadire l’importanza di non scaricare la responsabilità sul singolo, ma capire che se abbiamo problemi il primo passo è guardarli negli occhi, deresponsabilizzare non risolve i problemi».

«Lei – continua – rispondeva in romanaccio, come poteva. Diceva che sta facendo tanto per quello che ha la possibilità di fare, ma se siamo a questo punto la responsabilità è di tutti, non accetto la strumentalizzazione del dolore della mia storia».

Ghio ha dribblato la domanda di Gramellini su cosa provi per il suo stupratore: «I miei sentimenti personali non sono il punto della questione, la mia scelta è stata portare la mia storia nelle istituzioni perché la soluzione deve arrivare da lì, non possiamo chiedere soluzione ai centri antiviolenza o alle famiglie».

Centri antiviolenza che, come ha ricordato Fiorella Mannoia, presidente onoraria del centro Una Nessuna Centomila e anche lei ospite di Gramellini, soffrono per il precariato: «Le operatrici sono precarie. Non sanno se riusciranno a prendere lo stipendio il mese dopo. Sono eccellenze nei loro campi, avvocate, psicologhe, in parte volontarie e in parte abbandonano perché non hanno uno stipendio. Lo vogliamo mettere in finanziaria questo come problema?».

«Avrei accettato una consapevolezza del problema. – ha aggiunto Ghio – L’educazione sessuo-affettiva e sul consenso nelle scuole non solo è la prima cosa da cui dobbiamo partire, è un investimento per tutti, ci dobbiamo trovare tutti d’accordo, mettere strumenti in mano ai bambini vuol dire evitare carnefice e vittima. Siamo immersi nella violenza e non se ne esce. Il primo passo politico è applicare in Italia modelli che già esistono, per portare ai nostri bambini la speranza che nel futuro questo modello di violenza non si debba replicare. Alla presidente del consiglio ho chiesto di ricordarsi che siamo tutti fratelli e sorelle in questo pianeta. Continuare a dividerci è tragico al punto della storia in cui siamo, noi che ci candidiamo ad amministrare abbiamo il dovere morale nei confronti della collettività di fare meglio. Sapere che siamo rappresentati da persone che non riescono ad assumersi la responsabilità e si dichiarano intimamente contenti se qualcuno soffre ci dimostra che siamo a un punto agghiacciante».

«Ho un’enorme speranza per la mia generazione, voglio lavorare, continuare a impegnarmi non per mia figlia, ma per tutti i figli di tutti», ha concluso la consigliera.


(GenovaToday, 1° dicembre 2024)

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