scritto da LUISA MURARO
Alla rivista di cinema Hollywood Reporter il direttore del festival di Venezia ha risposto: “Lascerei se m’imponessero le quote rosa”. Non conosco Alberto Barbera, ma per quello che conosco i maschi italiani e il loro attaccamento ai posti di potere e di prestigio, ho pensato: ecco un uomo come pochi! Peccato che la sua bella sfida sia rivolta contro chi non può difendersi.
Grazie a Hollywood, però, aumenta la pressione su Venezia per un cambiamento nel senso di una maggiore presenza del cinema fatto da donne, in particolare ora che i più giovani si alleano con il femminismo contro la vecchia guardia.
Così ho letto. C’è da essere contente? Sì e no.
Il sì è semplice da motivare: siamo eredi di una cultura patriarcale e maschilista, abbiamo un grande, urgente bisogno di guardare e di sentire il mondo così come le artiste lo vedono e lo sentono. Anch’io ne ho bisogno, che pure sono una donna, perché tutta la mia cultura aveva quell’impronta.
Spiego il no.
Primo, non mi fido dei giovani che si alleano con le donne per essere più forti nella sfida contro i vecchi. È una storia che si ripete e sappiamo come va a finire di solito. Andrà meglio questa volta?
Secondo, il femminismo di cui s’impadroniscono i media americani per giudicare l’Italia, un femminismo tutto sbilanciato sulla parità, ci mette in difficoltà nella nostra politica, noi femministe e le stesse donne di cinema.
In quei giudizi di origine Usa c’è un difetto d’informazione e, ancor più grave, una mancanza di cultura della differenza. Per esempio: il movimento del #MeToo in Italia è arrivato e conta, anche se Fausto Brizzi non è stato penalizzato come meritava.
C’è da dire questo, semmai, al direttore del Festival: guarda che le quote rose, se servissero a qualcosa, sono state pensate non per le donne, ma per rendere questa società meno ottusa e maschilista. Sono state fatte anche per uomini come te, aiutarli per esempio a correggere certe posizioni estetiche e a migliorare l’ascolto in fatto di cinema…
Come? costringendoli a prestare attenzione a una realtà umana che non si esprime in conformità con le aspettative. Ma l’imposizione non è efficace in queste cose. Quello che serve veramente e ancora difetta, io penso, è la presa di coscienza maschile. Siamo vecchi, tu e io, e facciamo fatica a cambiare…
Messa così, l’idea di un’alleanza dei giovani con le femministe non mi pare sbagliata.