di Roman Goncharenko
Pur se ha ricevuto forti pressioni per lasciare il paese, è provocatoriamente rimasta ed è stata condannata. Maria Kolesnikova, anche da dietro le sbarre, rimane una figura di spicco dell’opposizione bielorussa. Ora è stata insignita di un prestigioso riconoscimento per la sua attività.
Il processo che l’ha vista coinvolta è stata una rara opportunità per il pubblico di vedere Maria Kolesnikova, che aveva trascorso quasi un anno in custodia cautelare. Il 6 settembre, un tribunale di Minsk ha condannato la politica dell’opposizione a undici anni di carcere con l’accusa di “estremismo”.
Il suo collega Maksim Znak ha ottenuto un anno in meno. I due, che avevano chiesto l’impugnazione dell’esito delle contestate elezioni presidenziali in Bielorussia, sono rimasti indifferenti di fronte alla dura condanna. Kolesnikova ha sorriso alle telecamere e ha atteggiato le mani ammanettate per formare un cuore, uno dei suoi messaggi più distintivi.
Circa tre settimane dopo, la rappresentante dell’opposizione è di nuovo sotto i riflettori; il Consiglio d’Europa l’ha insignita a Strasburgo del Premio Vaclav Havel per i diritti umani.
Il premio, del valore di 60.000 euro, viene assegnato dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa insieme alla Biblioteca Václav Havel di Praga e alla Fondazione Charta 77 per «l’eccezionale azione della società civile in difesa dei diritti umani».
Il primo vincitore nel 2013 era stato l’attivista bielorusso per i diritti umani Ales Bialiatski.
Sempre in prima linea
Nell’estate del 2020, Kolesnikova è diventata uno dei volti più riconoscibili del movimento di opposizione che ha accusato il presidente Alexander Lukashenko di aver truccato le elezioni del 9 agosto.
È sempre stata in prima linea nelle proteste nella capitale Minsk: appariva sempre di buon umore, rideva e sorrideva, quasi come se con la sua positività potesse sconfiggere l’autoritario presidente dell’ex repubblica sovietica, al potere dal 1994.
In un’intervista con DW (Deutsche Welle) prima delle elezioni, Kolesnikova ha detto che era pienamente cosciente di poter essere arrestata in qualsiasi momento.
«Ma questo non mi ferma né mi spaventa, perché so che i cambiamenti iniziati nella società bielorussa sono ineluttabili».
Una delle maggiori sfide per Kolesnikova è stato il suo desiderio di mobilitare i cittadini contro Lukashenko senza assumere formalmente una posizione di leadership. Voleva anche evitare l’arresto ma, alla fine, questo comportamento non è servito.
La trentanovenne è l’unica dell’ex trio di leader donne dell’opposizione rimasta in Bielorussia.
Le altre due, per esempio la candidata presidenziale Sviatlana Tsikhanouskaya, ora vivono in esilio all’estero. Anche Kolesnikova ha subito pressioni per lasciare il paese. È stata rapita da uomini mascherati, membri delle forze di sicurezza bielorusse, nel settembre 2020 e portata al confine con l’Ucraina. Ma Kolesnikova ha strappato il suo passaporto ed è scesa dalla macchina, secondo il racconto di coloro che erano con lei quando è successo. Voleva restare nel suo paese.
Uno spirito indomito
Prima che iniziassero le proteste contro Lukashenko, solo poche persone conoscevano il nome di questa flautista professionista e manager culturale che aveva studiato musica a Minsk e nella città tedesca di Stoccarda.
Kolesnikova è stata coinvolta in diversi progetti musicali e ha promosso scambi di artisti tra Bielorussia, Russia, Ucraina e Germania.
In un’intervista con DW, Martin Schüttler, professore presso l’Università statale di musica e arti dello spettacolo di Stoccarda, ha descritto Kolesnikova come una «personalità incredibilmente forte».
Schüttler era stato invitato da Kolesnikova a un workshop con concerti a Minsk e l’ha descritta come «incredibilmente ottimista, pratica, attiva e piena di energia». «È quasi inarrestabile», ha aggiunto Schüttler, «qualsiasi cosa faccia».
La stessa Kolesnikova ha anche organizzato la serie di conferenze “Lezioni di musica per adulti” e nel 2017 ha parlato di Beethoven e delle Pussy Riot in un evento che ha chiamato “Musica e politica”.
Una collega tedesca di Kolesnikova, Christine Fischer, direttrice del festival ECLAT (Festival della Musica dei Secoli di Stoccarda), ha affermato di che dentro di sé Kolesnikova è sempre stata una politica. Parlando con DW, Fischer ha ricordato che il ruolo delle donne è una questione particolarmente importante per Kolesnikova. «Ha organizzato performance femminili a Minsk che sono serviti da esempi per la società».
Kolesnikova, secondo Fischer, sapeva esattamente cosa voleva.
Sostenere un ex banchiere contro Lukashenko Kolesnikova si è immersa nella politica quando il famoso banchiere Viktor Babariko ha fatto l’annuncio shock sulla sua candidatura presidenziale nel maggio 2020 e ha chiesto alla sua amica di unirsi alla campagna.
Babariko, l’ex top manager di Belgazprombank – la filiale bielorussa di una banca appartenente al gigante energetico russo Gazprom – e mecenate delle arti, aveva conosciuto Kolesnikova durante la messa in opera dei progetti di quest’ultima.
L’improbabile candidato ottenne rapidamente il suo supporto. Ma presto fu arrestato, insieme a suo figlio – che gli aveva gestito la campagna elettorale – per presunti crimini economici. Nel luglio 2021 Babariko è stato condannato a quattordici anni di carcere.
Alla fine Kolesnikova ha unito le forze con Sviatlana Tsikhanouskaya, che è entrata nella sfida elettorale dopo che anche suo marito, un importante video blogger, è stato arrestato gli è stato impedito di correre.
Kolesnikova è stata anche coinvolta nel Consiglio di coordinamento dell’opposizione bielorussa, che comprendeva anche il premio Nobel per la letteratura Svetlana Aleksievich.
Dopo l’elezione contestata, il comitato è stato sciolto e la maggior parte dei membri è stata arrestata o costretta all’esilio. L’intero comitato è stato quasi cancellato, così come lo è stato il movimento di opposizione; infatti, a causa della violenta repressione, non ci sono quasi più proteste organizzate nel paese.
Dall’estero, Tsikhanouskaya e i suoi sostenitori chiedono il rilascio degli incarcerati dell’opposizione come Kolesnikova.
«Il regime vuole che li vediamo schiacciati e sfiniti. Ma guardate, stanno sorridendo e ballando», ha scritto Tsikhanouskaya in un tweet dopo la condanna di Kolesnikova e del suo collega.
«Sanno che verranno rilasciati ben prima dei previsti undici anni di carcere. Le loro condizioni non debbono spaventarci – Maksim e Maria non lo vorrebbero».
https://www.dw.com/en/maria-kolesnikova-a-heart-for-belarus/a-59266404
(Deutsche Welle, 27 settembre 2021, traduzione dall’inglese di Umberto Varischio)