di Alison Smale and Jack Ewing
Le donne ambiziose che accettano la competizione per raggiungere posizioni di potere, di solito non sottolineano l’essere donne. Nel raccontarsi, sorvolano sulla loro appartenenza al sesso femminile, privilegiando tutto quanto riguarda capacità di lavoro e competenze.
La crescente esposizione pubblica delle donne, l’evidenza di un’autorità femminile sempre più circolante fanno sì che alcune comincino a dire quanto essere donne abbia contato nel raggiungere e mantenere con successo ruoli di primissimo piano. Cominciano a farci vedere come quel che abbiamo chiamato il di più femminile era ed è un elemento del loro successo. Christine Lagarde ce lo mostra in questa intervista.
La Redazione
(…) Una delle priorità che (lei) ha stabilito per la Banca centrale europea è la creazione di un programma per contrastare il cambiamento climatico. Le donne contribuiscono alla lotta contro i danni che ne conseguono con una sensibilità diversa?
Credo proprio di sì. Penso che le donne abbiano svariati poteri che possono essere utili a tutti. Innanzitutto hanno il potere del portafoglio, perché in molte, moltissime occasioni sono le donne a prendere le decisioni sui consumi. Poi, secondo me, contribuiscono con il potere della vita. Sono convinta che dare alla luce un figlio ti dia un senso di prosperità, eredità, trasmissione… È davvero speciale. (…)
Può spiegarsi meglio?
So che non tutti saranno d’accordo, ma penso che la maternità abbia un’importanza fondamentale nel garantire che i nostri figli ereditino un mondo sostenibile e abitabile, con il quale possano convivere e che possano trasmettere alle generazioni future. Penso inoltre che le donne siano resilienti, come dimostrano molti studi. E la resilienza di fronte al cambiamento è qualcosa di cui abbiamo molto bisogno. (…)
Passiamo all’Europa: sono molte le donne che ricoprono posizioni di leadership a livelli alti. Lei è la presidente della Banca centrale europea. Ursula von der Leyen è la presidente della Commissione europea. Angela Merkel è la cancelliera della Germania, il paese dell’Unione europea con il maggior numero di abitanti. Pensa che sia stato determinante? Cosa ne è scaturito?
Innanzitutto, a mio parere, il fatto che noi tre ci conosciamo abbastanza bene si è rivelato utile: ci ha permesso di comunicare molto velocemente attraverso messaggi o telefonate, senza seguire i protocolli. Ecco il primo aspetto: comunicare tra di noi è facile. Il secondo è che nessuna di noi voleva prendersi il merito a tutti i costi, né lasciare che il nostro ego intralciasse il lavoro altrui, e anche questo si è rivelato utile. Quindi direi meno vanità. E una comunicazione più efficace. (…)
Come definirebbe il suo modo di gestire il Consiglio direttivo e le riunioni rispetto a quello del suo predecessore Mario Draghi? Che stile preferisce adottare?
Non voglio fare un paragone tra me e Mario Draghi, né tra me e gli uomini in genere. Ma, in base alla mia esperienza, so che le donne sono più inclusive che volubili, più pazienti che impazienti, più rispettose che intrattabili. Se non fossi paziente, inclusiva e rispettosa, certe decisioni richiederebbero meno tempo. (…)
Ultima domanda: ha mai chiesto aiuto o consigli ad altre donne, famose o no? E qual è, a suo avviso, il miglior consiglio che le abbiano dato e che si è rivelato utile per la sua carriera?
Una persona alla quale chiedevo spesso aiuto e consigli è stata, senza dubbio, mia madre. Mi ispiravo a lei, era la mia guida. Per quanto riguarda i consigli che lei o altre donne mi hanno dato, ne vorrei citare un paio. Uno è della mia allenatrice ai tempi della nazionale. (Da ragazza, Lagarde faceva parte della nazionale francese di nuoto sincronizzato). Mi diceva sempre: “Stringi i denti e sorridi”. È un consiglio che non ho mai dimenticato. Un altro invece è: “Non lasciarti scoraggiare dalle canaglie”.
(Corriere della sera – Io Donna, 2 gennaio 2021 – © 2020 The New York Times Company)
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