23 Settembre 2024
Il Fatto Quotidiano

Edith Bruck: «Altro che “voi ebrei”: il cappio della guerra è Netanyahu»

di Antonello Caporale


Voi ebrei! Anche lei a usare il plurale? Abbiamo perso l’identità, è andata al macero la storia personale, la reputazione personale, la memoria e anche, se permette, il senso della misura. Questo flagello quotidiano è insopportabile.

Edith Bruck, potrei controbattere dicendo che ogni critica a Israele, anche la più fondata e prudente, è spesso tacciata di essere freccia nell’arco degli antisemiti.

Non lo sentirà mai da me come del resto sono pronta a riconoscere che Netanyahu sia la vera disgrazia, il cappio al collo di Israele, la frusta che allontana quella terra dalla pace. La insozza di sangue, la tiene in preda a una nevrosi quotidiana. Io contesto e duramente la politica di quel governo, come lo contesta la maggioranza degli israeliani. Altro che voi ebrei!

Si sente particolarmente afflitta dal timore di essere ricompresa in quella che viene accusata d’essere la trincea oltranzista, quella di chi lotta per allontanare la pace e non la guerra?

Un giorno Calvino mi venne a trovare a casa e mi disse: voi ebrei. Gli risposi a brutto muso: Italo, voi chi? C’è qualcosa in più dell’approssimazione, c’è un giudizio, e troppo spesso spregiativo, sull’insieme, sul popolo. È questo che offende. Un ebreo ricco non vuol dire che ogni ebreo è ricco. Se quel tizio è particolarmente rapace, nessuno è autorizzato a pensare che siamo un popolo di Rasputin.

Pensa che il voi” che lei sente affibbiato addosso abbia un tratto schiettamente razzista?

Anche mio marito un giorno mi disse: voi ebrei. È proprio dentro non al linguaggio ma all’animo, alla coscienza collettiva. E questo è il vero dramma.

Ha letto degli ultimi incredibili fatti di sangue?

Mostruoso! Immettere dentro i cerca-persone cariche di esplosivo per compiere una strage è sinceramente un atto barbarico.

Si dice che sia stato Israele.

Israele dice di no.

Tutti i sospetti portano al Mossad, il servizio segreto di Tel Aviv.

Israele ha il problema di Netanyahu e costui alimenta la guerra perché è il suo unico modo per rimanere sulla poltrona. Per lui rimanere sulla poltrona significa anche allontanare i processi.

La questione personale del primo ministro, condivisa dalla compagine di governo, diviene la bomba su cui esplode il conflitto con i palestinesi?

Io penso così e dico di sì. Il governo di Israele non sembra avere altra chance e non sembra avere altro interesse che proseguire la guerra infinita con i palestinesi.

Hamas è l’autore della strage dei civili israeliani portata a termine il 7 ottobre scorso. Barbarica, indicibile, disumana. La risposta di Israele è altrettanto terribile: Gaza rasa al suolo, la striscia occupata, 40mila morti nella parte palestinese. Non crede che Israele stia tirando troppo la corda?

Credo che Israele sia piegato a questa malvagia dottrina della guerra in permanenza. E credo pure che la maggioranza degli israeliani, parlo del popolo, rifiuti di dare spazio unicamente alle bombe. Le bombe producono altre bombe.

C’è un modo per fare la pace?

Un modo c’è: dare ai Palestinesi uno Stato, una terra su cui issare la propria bandiera. Solo così ci sarà pace.

La sua idea non ha molte speranze di successo. Da quanto manca da Israele?

Sono oramai quarant’anni. Ho lasciato lì un nipote che mi racconta della nevrosi collettiva, del fatto che non si vive più ma si corre da un rifugio all’altro, da una crisi all’altra, da un’allerta all’altra. È un popolo in preda alla paura, un popolo nevrotico e non potrebbe essere altrimenti. Anche questo bisogna valutare quando si giudica.

Lei lasciò Israele per non arruolarsi nell’esercito…

Chi ha conosciuto i campi di concentramento può accettare di indossare una divisa militare? Corsi via, sbarcai a Napoli dopo aver sposato un marinaio solo per ottenere la cittadinanza. A Napoli incrociai gli sguardi amichevoli, quegli occhi e quei sorrisi, gente sconosciuta che però mi fecero sentire subito a casa. Capii allora che l’Italia sarebbe stata il mio Paese. E sono stata felice e fortunata.

Com’è cambiata l’Italia da quando è stata accolta?

Era sorridente ed è divenuta ombrosa. Era generosa, ora è egoista. L’Italia ha avuto una regressione anche nei comportamenti, nella postura collettiva. Non è un caso che oggi la guidi una donna della destra estrema e non è un caso che ci sia Salvini al governo.

Lei dice purtroppo?

Putroppo, sì. L’Italia è cambiata in peggio. E si vede!


(Il Fatto Quotidiano, 23 settembre 2024)

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