13 Febbraio 2025
La Stampa

Il suicidio assistito non è eutanasia. Ora il Parlamento approvi una legge

di Chiara Saraceno


Non è vero che, come ha affermato il vicepresidente della CEI criticando la legge toscana sul suicidio assistito, «tra l’accanimento terapeutico e l’eutanasia c’è una terza possibilità, quella delle cure palliative». Per due motivi. Innanzitutto, il suicidio assistito e l’eutanasia sono due cose diverse. Il primo è un atto volontario, deciso in piena consapevolezza, la seconda è il gesto più o meno pietoso compiuto da qualcuno nei confronti di un’altra persona che può non essere in grado non solo di compierlo da sé, ma di dichiarare la propria volontà.

La legge toscana, e le sentenze della Corte costituzionale cui dà attuazione, si riferiscono al primo, non alla seconda. Inoltre, anche le cure palliative per qualcuno in situazione di grave sofferenza e dipendenza da supporti – meccanici o farmacologici – vitali può rappresentare una forma di accanimento, di un obbligo insopportabile a rimanere in vita. Mentre l’offerta di cure palliative deve essere garantita a tutti e dovunque, ciò che è ben lontano dall’avvenire in Italia purtroppo, non possono essere imposte a chi trova intollerabile continuare a vivere in condizioni di sofferenza e totale dipendenza, ma non può né togliersi la vita da sé, né liberarsi dai macchinari che eventualmente lo tengono in vita. Soprattutto a chi desidera morire in condizioni dignitose e di lucidità. Per questo anche la sedazione profonda per qualcuno può essere inaccettabile. Dopo le due sentenze della Corte costituzionale che hanno riconosciuto il diritto di queste persone a ricorrere al suicidio assistito nessuno dovrebbe potersi permettere di impedirglielo o di renderglielo molto difficile, a prescindere dalle proprie convinzioni personali. Eppure è quanto sta facendo da troppo tempo il Parlamento, non approvando una legge che definisca non già il diritto o meno a ricorrervi, che è ormai affermato dalla Corte costituzionale, ma le procedure necessarie e le responsabilità di chi deve attuarle. In mancanza di questa legge, infatti, l’esercizio di quel diritto è alla mercè della discrezionalità delle aziende sanitarie e delle loro commissioni mediche, che possono allungare i tempi a dismisura, quando non negare il sostegno in base a valutazioni più o meno capziose.

La Regione Toscana, con la sua legge non fa che definire procedure certe e con tempi ragionevoli. È paradossale che qualche esponente della maggioranza abbia gridato alla “fuga in avanti”. In realtà si tratta di un parzialissimo, perché solo in una regione, recupero del ritardo. E se ci sarà un rischio di “turismo della morte”, come ha denunciato qualcun altro, ciò non dipenderà dal fatto che la Toscana ha approvato questa legge, ma dall’ostinata pervicacia del Parlamento a non approvarne una in ottemperanza alle indicazioni della Corte Costituzionale.

C’è persino chi vorrebbe approvare una legge che di fatto negasse il diritto faticosamente conquistato con le sofferenze e la determinazione di persone che chiedevano che venisse riconosciuta la loro libertà di morire dignitosamente e senza artificiosi e dolorosi prolungamenti. Ma il diritto alla vita non può essere rovesciato né in un obbligo ad essere mantenuti in vita ad ogni costo e contro il proprio volere, né nell’opzione secca tra morire tra atroci sofferenze oppure perdendo la coscienza di sé sottoponendosi a sedazione profonda.

È difficile decidere che cosa sia meglio, più giusto, fare quando una persona molto sofferente e dipendente non è in grado di esprimere i propri desideri ed effettuare delle scelte consapevoli. Ma quando una persona in possesso delle proprie facoltà mentali, ma altrimenti totalmente dipendente per la propria sopravvivenza fisica, manifesta il desiderio di porvi fine e non considera accettabile nessuna alternativa, quando chiede di essere aiutata, dovrebbe solo essere accolta con rispetto per la sua libertà e accompagnata nella sua scelta, senza spazio per discrezionalità umilianti e dilazioni disperanti.


(La Stampa, 13 febbraio 2025)

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