di Marinella Salvi
Trieste – Presidio spontaneo in piazza Libertà, ieri pomeriggio, per ricordare che quella è la piazza di tutti, la piazza di Linea d’Ombra e della Strada Si.Cura e dei migranti feriti, affamati, spaventati, che hanno percorso la rotta balcanica e sono arrivati fino a lì. Pochi, alla spicciolata, attraversando nazioni e confini e filo spinato, rincorsi dai cani, bastonati dalle polizie, ributtati indietro senza spiegazioni nella neve delle discariche e dei boschi della Bosnia. Senza diritti, nemmeno quello di provare a sopravvivere. Solidarietà a Linea d’Ombra perché all’alba la polizia aveva fatto irruzione nell’abitazione privata di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir che è anche sede dell’associazione. Sono stati sequestrati i telefoni personali, i libri contabili e diverso altro materiale, alla ricerca di prove per un’imputazione di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il notiziario regionale ha balbettato qualcosa riguardo al presunto aiuto fornito ad una famiglia di curdi, chissà come, chissà quando.
I lettori del manifesto hanno imparato a conoscere Lorena, hanno letto più volte della sua presenza in piazza e come i suoi genitori partigiani le avessero insegnato l’attenzione per gli ultimi ed il rispetto per la vita. Un lascito che Lorena ha rispettato con tutte le sue forze, con a fianco Gian Andrea compagno di una vita e i volontari che, sempre più numerosi, hanno scelto di esserci. Così, con il suo carrettino verde ecco Lorena ogni pomeriggio in Piazza Libertà, la “piazza del mondo”, a portare un gesto di solidarietà e attenzione, una medicazione, un panino, un po’ d’acqua.
È anche grazie a Lorena, a Gian Andrea e agli altri volontari, se questa città riesce a riscattarsi dall’immagine di intolleranza e razzismo che mostra troppo spesso. È grazie a loro se un gesto umanitario è diventato un gesto politico chiarissimo, un’accusa senza sconti dell’ingiustizia, una scelta di campo di assoluta coerenza. Questa improvvisa iniziativa delle forze dell’ordine, le modalità stesse della perquisizione, preoccupano e sgomentano. Brutto segnale in una città dove, tra l’altro, l’amministrazione comunale di destra non ha organizzato nulla per chi non ha una casa, per accogliere chi arriva, per il freddo dell’inverno; anzi, ha chiuso l’Help Center che da anni si trovava in stazione e i Centri diurni che garantivano almeno un momento di calore, un bagno, l’acqua, a chiunque ne avesse bisogno. A questa sordità, a questa quotidiana umiliazione della dignità umana, hanno sempre cercato di supplire l’ICS, la Caritas e i tanti che non voltano la schiena alla sofferenza ma la accolgono cercando di mitigarla, come Lorena e Gian Andrea.
Già in mattinata, ieri, il comunicato di Linea d’Ombra: «… Oggi, in Italia, regalare scarpe, vestiti e cibo a chi ne ha bisogno per sopravvivere è un’azione perseguitata più che l’apologia al fascismo, come abbiamo potuto vedere il 24 ottobre scorso proprio in Piazza Libertà» (il riferimento è alla manifestazione di neofascisti autorizzata dalle autorità cittadine e “difesa” da un ingente spiegamento di polizia, ndr). Prosegue il comunicato: “Condanniamo le azioni repressive nei confronti di chi è solidale, chiediamo giustizia e rispetto di quei valori di libertà, dignità ed uguaglianza, scritti nella costituzione, che invece lo Stato tende a dimenticare.”
Durissimo anche il comunicato di Rete Dasi: «…Le uniche pratiche esplicitamente fuori legge sono quelle che si arroga lo Stato nei suoi respingimenti informali contro i richiedenti asilo che giungono in Italia e che vengono rimandati in Slovenia e giù giù, attraverso maltrattamenti e vere e proprie torture fino in Bosnia.»
Vicinanza a Lorena e Gian Andrea viene espressa da Rifondazione Comunista: «Riteniamo che i reati di clandestinità e di solidarietà siano il frutto di ideologie superate e contrarie ai diritti umani, purtroppo tramutatesi in leggi dello Stato. Esprimiamo piena vicinanza a Fornasir e Franchi. La solidarietà non si inquisisce né si processa!» e dal consigliere regionale di Open Sinistra FVG Furio Honsell: «Esprimiamo sconcerto e preoccupazione per le notizie relative alle indagini su Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi che rappresentano un esempio di solidarietà nei confronti degli ultimi. Siamo fiduciosi che la Giustizia al più presto chiarirà il loro ruolo con piena soddisfazione di chi non è indifferente al problema dei migranti».
Sono in tanti a chiedere che sia fatta rapidamente luce sulla vicenda e a sperare si possa realizzare al meglio l’ultima iniziativa di Lorena, quel “ponte di corpi” che ha lanciato un mese fa stilandone il bel manifesto. È la convocazione di donne e uomini per chiedere l’apertura delle frontiere: il 6 marzo “un ponte di corpi” attraverserà l’Italia dal sud al nord e, nello stesso giorno, alcune donne si incontreranno sul confine più violento, quello della Croazia. Un’azione per gridare contro le violenze e i respingimenti di cui sono vittime ogni giorno donne e uomini della rotta balcanica. «Con il nostro corpo di donne su un confine di morte vogliamo dire che il migrante è portatore di vita» scrive Lorena «Noi siamo coloro che dicono no alla paura… Noi siamo coloro che maledicono i confini».
(il manifesto, 24 febbraio 2021)