di Giulia Galeotti
«The advantages of being a woman artist»: era il 1988 quando il gruppo di artiste femministe radicali statunitensi Guerrilla Girls pubblicava un puntuto manifesto che con ironia elencava i vantaggi delle artiste donne rispetto ai colleghi maschi. Lavorare senza la pressione del successo; sapere che la tua carriera potrebbe decollare dopo che avrai compiuto ottant’anni; avere la certezza che qualsiasi opera tu possa produrre, verrà comunque bollata come femminile; vedere le tue idee vivere nei lavori degli altri; avere più tempo per lavorare quando il tuo compagno ti lascerà per una donna più giovane; non correre l’imbarazzante rischio di venire definita un genio; avere l’opportunità di scegliere tra carriera e maternità; non essere incastrata in una posizione accademica. Esprimendo con un sorriso amaro la frustrazione che tante donne — anche non artiste — incontrano nel corso della propria vocazione e del proprio lavoro, questo manifesto resta l’espressione di un’arte, quella dell’ironia, che nel corso dei secoli ha visto le donne in prima linea. Non solo come vittime, ma anche come fustigatrici. La tradizione cattolica non è stata da meno: l’arma dell’ironia femminile ha giocato — e continua a giocare — un ruolo importante, sia per sdrammatizzare che per denunciare. Da Teresa d’Ávila a Flannery O’Connor, da Madeleine Delbrêl a Teresa di Lisieux: al di là dei secoli e delle latitudini, dell’età e del carisma, l’ironia ha permesso a tantissime donne di puntare l’attenzione su vizi, sogni, pregi e carenze, con forza ma senza rancore. E a proposito di varietà in termini di latitudini, età e carismi, in occasione del terzo compleanno, «donne chiesa mondo» fa un passo importante, nel tentativo di completare il suo sguardo, dando ancora più spessore alle tre parole del titolo, scritte senza maiuscole e senza virgole. Da questo numero, infatti, nella redazione entrano suor Catherine Aubin, teologa francese domenicana, suor Rita Mboshu, teologa congolese delle Figlie di Maria Santissima Corredentrice, e Silvina Pérez, giornalista argentina. Una Chiesa, tre candeline, sei donne e un bel po’ di ironia. – See more at: http://www.osservatoreromano.va/it/news/donne-e-ironia#sthash.ivlsHtLL.dpuf