19 Settembre 2014

Il Dio degli uomini

di Luisa Muraro

 

Ancora una volta, papa Francesco ha il dono di sorprenderci. Di una differenza femminile nell’esperienza religiosa (ossia, del Dio delle donne) si è parlato e si parla, positivamente: è una ricchezza, nessuno ne dubita. C’è anche una differenza maschile e l’abbiamo sentita affiorare nel linguaggio del papa.

Le sue parole sull’anima che è anche una donna, si prestano a essere commentate in più modi. Scrive il poeta Rilke: “E al Tuo cospetto la mia anima è una donna / simile a Ruth, la nuora di Noemi”. La stessa formula è stata scelta da una grande studiosa dell’Islam, Annemarie Schimmel, per introdurci alla mistica sufi (La mia anima è una donna. Il femminile nell’Islam, ECIG, Genova 1998). Le donne c’entrano ma siamo in presenza di un’esperienza squisitamente maschile.

Il commento di Vito Mancuso alle parole di papa Francesco (sulla Repubblica 16 sett.) segue il percorso della riflessione filosofica. E termina con un invito perché la gerarchia cattolica sia coerente e smetta di tenere il monopolio delle funzioni religiose. Trovo che l’invito e il commento siano giusti, tranne che in un punto. È il punto in cui Mancuso scrive: “Se non si è in grado di mostrare il fenomeno fisico per esprimere il quale è sorto il concetto di anima, tale concetto risulta nulla più che un mitico retaggio del passato”. Non c’è bisogno di un simile criterio di realtà né di disprezzare i miti del passato. L’interessante ragionamento di Vito Mancuso che accosta vita-relazioni-donne, non ci perde nulla, salvo la pretesa di una costruzione solo logica. C’è della poesia nelle parole del papa, ma anche in quelle di Mancuso, e ciò non le fa meno vere. Le fa semmai più rivelatrici: parlano di una mossa non rara sebbene spesso occultata, da parte maschile, che è di spostarsi verso l’altro che è donna per avvicinarsi all’Altro con la A maiuscola.

 

(Luisa Muraro, www.libreriadelledonne.it, 19 settembre 2014)

 

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