di Cecilia D’Elia
Maria Teresa Canessa, vice questore aggiunto, ieri era l’unica donna tra i tanti poliziotti in assetto antisommossa che fronteggiavano le proteste dei lavoratori dell’Ilva di Cornigliano. La tensione era forte, i blindati bloccavano il corteo, che voleva arrivare in prefettura. I sindacalisti trattavano per arrivare in centro. Parte l’ordine di fare un passo indietro, gli operai obbediscono. A quel punto irrompe il gesto che fa la differenza, che cambia il corso della giornata. Maria Teresa Canessa si toglie il casco. Un operaio le si avvicina e le tende la mano, lei, senza pensarci, la stringe. Il blocco dei blindati poco dopo è tolto, gli operai arrivano in prefettura dove trovano ciò che vogliono: all’incontro al Mise del 4 febbraio, dove si discuterà dell’Accordo di programma per Cornigliano ci sarà un rappresentante del Governo, il sottosegretario Simona Vicari.
Maria Teresa Canessa ha parlato di “gesto istintivo”: “Dopo lunghe ore di tensione con i manifestanti, disagio, fatica, c’è stata una pausa, un momento di distensione, è stato a quel punto che mi è venuto spontaneo sfilarmi il casco e avvicinarmi per parlare a quattrocchi con questi lavoratori messi a dura prova”.
Un gesto unilaterale, che ricorda gli esercizi di esperienza dell’altro di cui parla Franco Cassano in Approssimazione. (Il Mulino 1989). Deporre l’elmo è quel gesto fortissimo e infalsificabile dello scoprirsi “dell’offrire all’altro la possibilità di colpire esibendo al contempo la fiducia che questi non lo fara”. Se a farlo è una poliziotta, una persona che in quella circostanza specifica era delegata all’esercizio della forza per conto dello Stato, quel gesto è ancora più significativo. Maria Teresa Canessa ha acquisito agli occhi dell’interlocutore autorevolezza esattamente quando ha dismesso l’abito della forza. E’ allora che irrompe la differenza.
(www.femministerie.wordpress.com)