di Doranna Lupi
In seguito ai numerosi racconti di donne molestate durante l’adunata degli Alpini di Rimini tra il 5 e l’8 maggio, DORA donne in Valle d’Aosta ha deciso di inviare una lettera aperta all’Associazione Regionale degli Alpini esprimendo solidarietà alle donne che hanno denunciato molestie, aggressioni verbali e comportamenti lesivi del corpo e della dignità femminile, chiedendo poi un confronto con questi uomini, per individuare forme di collaborazione e di prevenzione costruttive.
La richiesta è stata accolta insieme alla proposta di invitare al confronto anche Beppe Pavan, che da trent’anni si interroga in gruppi di autocoscienza sulla propria maschilità e fa parte di Maschile Plurale. Dopo l’incontro però Beppe era amareggiato per la posizione irremovibile degli alpini, espressa anche a livello nazionale, di mero risentimento per tutto il clamore causato dal comportamento di pochi balordi che avevano infangato l’onore del Corpo degli Alpini. Ho capito e in parte condiviso la sua frustrazione nel trovarsi di fronte all’ennesima rimozione, all’incapacità di vedere le connessioni tra questi comportamenti e gli stereotipi misogini e sessisti ancora diffusi e radicati negli uomini. Nonostante questo, ascoltando Beppe, cresceva in me lo stupore. In realtà era accaduto qualcosa di assolutamente nuovo e impensato. Già a suo tempo avevo trovato straordinario che le donne fossero finalmente riuscite a rompere il silenzio sulle molestie che da sempre gli uomini in divisa o no, in tempo di pace e di guerra, in branco o da soli, creando un’atmosfera intrisa di cameratismo maschile, pensano di poter infliggere alle giovani donne che incontrano. Le donne coinvolte a Rimini non hanno più pensato che questa fosse la normalità perché il femminismo ha cambiato profondamente gli immaginari: la goliardia del branco, i gesti osceni, le avances indesiderate (catcalling) sono diventati molestie e le palpate occasionali violenza sui corpi delle donne. Grazie al coraggio delle molte che hanno deciso di esporsi, denunciando pubblicamente ciò che è avvenuto nelle piazze, nelle strade e nei locali della città, a Rimini sono state raccolte più di cinquecento testimonianze che hanno consentito di portare quanto accaduto all’attenzione delle autorità e dei media. È stato un #metoo italiano che solo la forza delle donne poteva far emergere ed esprimere con tanta rilevanza. Una bufera che ha costretto il presidente dell’Associazione nazionale alpini Sebastiano Favero, suo malgrado, a chiedere scusa e dar conto di comportamenti che non sono più accettati dalle donne e quindi diventati inaccettabili per tutte e tutti. Oggi, quello che era un diritto implicito degli uomini lo viviamo come un attentato alla dignità umana, come un crimine, e pretendiamo che tutta questa violenza psicologica e fisica diventi impensabile anche per gli uomini.
Infatti, tornando al racconto di Beppe, l’altro aspetto che mi è parso sorprendente è che in una sede regionale dell’Associazione del Corpo degli Alpini a qualcuno fosse venuto in mente di accettare un confronto con delle femministe che mettevano in discussione fatti, comportamenti da sempre socialmente accolti con grande indulgenza, quasi con simpatia e, come se non bastasse, grazie alla loro mediazione, che fosse possibile vedere come doveroso accogliere la presenza di un uomo che fa un percorso di autocoscienza maschile, mettendo in discussione i cliché di una maschilità considerata tossica. Senza ombra di dubbio si è trattato di un fatto di grande rilevanza simbolica.
Aveva ragione Beppe a lamentare la resistenza maschile al cambiamento e la loro incapacità di mettersi in discussione. Gli uomini, con alcune importanti eccezioni, stentano a recepire questi cambiamenti epocali, concreti e visibili in ogni ambito ma, nonostante la loro riluttanza, proprio grazie alla forza circolante delle donne, non possono più fare a meno di tenerne conto.
Credo sia necessario continuare, con tenacia, a negoziare tra uomini e donne attraverso il dialogo, per arrivare a elaborare insieme nuove forme di convivenza, rispettose della libertà e dei desideri reciproci.
Marcel Gauchet, guardando le nuove generazioni, parla della discordanza del desiderio che si è venuta a creare tra uomini e donne con la fine del dominio maschile, soprattutto la discordanza del desiderio erotico e procreativo. Questo ha creato nei due sessi punti di riferimento, attitudini e prospettive esistenziali potenzialmente divergenti (Marcel Gauchet, La fine del dominio maschile).
Credo sia un’intuizione su cui lavorare insieme, donne con uomini che vogliono essere uomini giusti, come afferma Ivan Jablonka (Uomini giusti dal patriarcato alle nuove maschilità). Nell’ebraismo l’uomo giusto è l’uomo normale, capace di distinguere il bene dal male, che si assume le proprie responsabilità rifiutando l’indifferenza. Questo è ciò che le donne chiedono agli uomini, in tempo di pace e di guerra, perché anche loro escano dall’inferno patriarcale.
(Via Dogana 3, www.libreriadelledonne.it, 25 giugno 2021)