di Daniela Santoro
Si è parlato a lungo di crisi della politica domenica 12 marzo: è un sentimento comune e intergenerazionale, quello di una rinnovata sfiducia verso le silenti istituzioni. Lia Cigarini ha però voluto sottolineare l’esistenza di “politiche altre”, realtà extraparlamentari e vive, operative, militanti.
Avere a che fare con il silenzio delle istituzioni è stato parte integrante della mia formazione politica e culturale, crescendo in quella che è una delle province più povere d’Italia e che ogni anno si piazza in fondo alla classifica della qualità della vita: Crotone. Ho visto la mia città cadere a pezzi, di anno in anno, ho ascoltato più e più volte i racconti dei miei genitori, di chi ha fatto di Crotone la sua casa negli anni ’60, – quando era ricordata come la Stalingrado del Sud, quando le ciminiere ancora fumavano, i treni ruggivano e la città sembrava volersi scrollare di dosso la povertà e il disagio – racconti di una città diversa, di una vita diversa, una vita che proprio le istituzioni corrotte e mafiose negli anni ci hanno portato via. Ora Crotone è un deserto, di treni ne passano poco più di cinque al giorno, insieme alle fabbriche hanno smesso di lavorare le persone: fuggire sembra l’unica soluzione.
Ho desiderato tanto lasciarmi tutto alle spalle, e l’ho fatto: sono andata via, lontana dalla Calabria. Ripensandoci, a malincuore. Per anni ho risposto alla domanda “di dove sei?” sommessamente, quasi con vergogna, sapendo che il mio interlocutore probabilmente non sarebbe mai riuscito a posizionare Crotone sulla mappa.
Adesso, forse, qualcuno Crotone la conoscerà di più, conoscerà Steccato di Cutro, dove da bambina a volte andavo al mare, conoscerà la sabbia bianca, dai toni caldi, e il vento che soffia sempre sul golfo, conoscerà quel mare che mi ha bagnato per anni le caviglie, l’acqua cristallina dello Ionio. Soprattutto qualcuno conoscerà i crotonesi: gente semplice, dal cuore grande; un’appartenenza che per anni ho quasi rifiutato, come una macchia di sugo su una camicia bianca fresca di bucato.
Perché i Crotonesi, davanti al silenzio del Presidente del Consiglio e del Ministro dell’Interno (che ancora probabilmente rientrano tra quelli che non riescono a posizionare Crotone sulla mappa), hanno dimostrato l’esistenza di una politica altra, una politica che parte dalla nostra umanità, che permea ogni compartimento sociale: presidio contro la disumanità, così recita un manifesto; i cittadini di buon mattino fanno visita alla camera ardente, in cui le vittime dei naufragio tra nomi e sigle rendono manifesta questa crisi istituzionale in cui ci troviamo. Al dolore di parenti e amici di chi cercava una vita migliore, si avvicenda il dolore di una città intera, che non riesce a capacitarsi di non aver potuto fare di più. Il recinto in ferro, a tratti arrugginito, del Palamilone si riempie di fiori, di messaggi; le scolaresche si alternano guidate da docenti che sono proprio l’araldo dell’altra politica, di quella che si fa tra i banchi di scuola per far sì che mai si perda l’umanità, che mai tragedie come questa si ripetano.
La morte, il silenzio e la politica, un biglietto con una scrittura incerta vicino un mazzo di fiori: ciao bimbi, mi dispiace.
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(Via Dogana 3, www.libreriadelledonne.it, 13 aprile 2023)