da Il Gruppo delle femministe del mercoledì
L’Europa e il suo “deficit di cura”. Quando è accaduto? Cosa ha spinto i governanti europei ad abbandonare lo stato sociale per una austerità che lascia la grande parte degli abitanti dei diversi paesi in una situazione di crescente malessere, debito endemico e disoccupazione? Perché diminuiscono le speranze nei confronti della politica mentre aumentano le deformazioni identitarie?
Ne avevamo parlato il 10 maggio scorso. Oggi escono le relazioni e gli interventi di quel convegno sulla rivista Leggendaria.
Se nel “trentennio glorioso”, le donne hanno avuto la capacità di essere costituenti, oggi sono i cambiamenti simbolici portati dalla esperienza singolare della differenza femminile (il “fare la differenza”) a mostrare la pochezza di modelli democratici esausti. Per questo, la nostra idea di Europa fa perno sulla “cura”, sulle relazioni come possibilità di operare ribaltamenti e di aprire conflitti in grado di mettere in questione l’ordine stabilito. Pecchiamo forse di ottimismo?
Nel numero 110 della rivista Via Dogana della Libreria delle donne di Milano, viene ripreso il pensiero politico di Simone Weil negli anni 1941-1942-1943.
Arrivata a Londra nel ’42 dagli Stati Uniti, la filosofa chiede di partecipare alla Resistenza sul suolo francese. Per lei è importante calarsi nella realtà (con i rischi che comporta) così da verificare il grado di verità delle sue analisi politiche e filosofiche. Viene invece collocata negli uffici del Commissariato per gli Interni. Qui comincia a pensare quali elementi della tradizione culturale e civile dell’Occidente valga la pena di salvare e quali di respingere per non cadere nel pericolo incombente di degenerazioni totalitarie. Nasce allora la proposta di una nuova Costituzione per la Francia e l’Europa ponendo a fondamento costituzionale un patto sociale che si fondi non sulla forza bensì sui bisogni di tutti, sull’obbligo verso l’altro, in primo luogo i soggetti più deboli.
Scriverà Simone Weil nel 1943: «La giustizia non è di questo mondo ma qui e ora a ogni essere umano è data la libertà di non aderire all’apparenza di giustizia, la giustizia menzognera, e di trattare l’essere diverso da sé con giustizia, vale a dire anzitutto non fargli del male, battersi perché si ponga cura e rimedio a tutte le ferite, privazioni e offese…».
Ci interessa mettere a confronto linguaggi differenti per spostare il ragionamento sull’Europa, sulla realtà in cui siamo, segnata di nuovo da rumori di guerra. Per questo
Il Gruppo delle femministe del mercoledì propone di far dialogare Leggendaria numero 107 (speciale dossier cura) e Via Dogana numero 110 (L’Europa di Simone Weil). Saranno con noi autrici/autori degli articoli usciti sulle due riviste.
SABATO 15 NOVEMBRE 2014
alla Casa Internazionale delle donne, via della Lungara 19, Roma, dalle ore 11 alle 17.