Redazione del sito della Libreria delle donne di Milano
Della Rete si parla bene e male. Bene perché ci fa comunicare a livello globale, ma non solo: la Rete ha una potenza simbolica che le donne in particolare felicemente conoscono. Pensiamo ai paesi arabi e magrebini, quelli delle ultime rivoluzioni. Una famosa blogger e giornalista tunisina, Sondès Ben Khalifa (Repubblica, 15 marzo 2011), sostiene il ruolo fondamentale della rete, dei blog, dei social network nella loro marcia verso la libertà: “la dittatura ha visto arrivare la propria fine a causa di una mobilitazione virtuale, trasformatasi in reale”. E in occidente? Pensiamo a Retescuole, al movimento No global o al Movimento 5 Stelle. La Rete ha permesso lo sviluppo di soggettività politiche nuove, per contenuto e forma organizzativa.
Naturlamente non si tratta di fare del trionfalismo né di nascondere le insidie, ma di riconoscere che la Rete non solo permette di ampliare le possibilità di comunicare, ma fa capitare anche altro, prima nell’immaginario e poi nel simbolico. Si tratta di qualcosa di essenziale, che riguarda l’esistenza simbolica, il senso di poter esserci e contare: i giovani specialmente cercano nella rete la possibilità di esserci in prima persona, di fare politica partendo dal proprio vissuto, mettendosi in gioco personalmente.La possibilità di trasformare in politica i loro (i nostri) desideri dipende in primis dalla qualità delle relazioni, anche perché c’è il rischio che i rapporti virtuali prendano il posto di quelli reali, cioè vivi, diretti, in carne e ossa.
Inoltre l’immediatezza della rete può indurre un ottimismo semplicistico, che deresponsabilizza e allontana da una presa di coscienza soggettiva: gli appelli per le cause più diverse rischiano di portare a un’estrema semplificazione delle questioni politiche.
Far conoscere le idee è importante ma non è tutto. Prima delle idee c’è l’esperienza che ti mette in contatto con le persone, con i luoghi fisici, con i contesti dove tu ti esponi in prima persona. Detto in altro modo: l’essenziale raramente è visibile e non si lascia mettere in parole o figure. Però si sente, è sensibile. Ma per sentire bisogna esserci in carne e ossa, anima e corpo, fisicamente lì, con tutti i sensi (che sono ben più di cinque) e soprattutto bisogna esporsi alle altre e agli altri, che ti vedono, ti guardano, ti possono toccare…
La tecnologia permette di assistere in tempo reale a incontri di donne e uomini che si ritrovano per aprire strade nuove sia alla libertà femminile sia alla maschilità non mascherata di potere. Abbiamo cominciato a usarla con alcune riprese differite e non (streaming): la vigilia elettorale e per la presentazione della rivista “Via Dogana” 104, Un sì e qualche no.
Molto bene… Tuttavia i tranelli non mancano. Lo scambio in presenza permette di capire il contesto, di calibrare la comunicazione rispetto alle persone presenti e alle relazioni che costruiscono l’incontro. Permette di lasciare andare il pensiero in libertà e insieme alle altre/agli altri di fare un passo in più. Il video fissa per sempre riflessioni che in realtà sono in movimento. Lo scambio e il conflitto si agiscono grazie a diversi livelli comunicativi e noi sappiamo che così il pensiero va avanti. Cosa cambia quando si fa un video? Possiamo fare un passo in più anche grazie alla possibilità che ci dà la rete di arrivare a comunicazione con persone lontane? Assistere a distanza permette di capire cosa sta davvero capitando in quel luogo?
Si tratta di obiezioni e domande che riguardano da vicino la forza della pratica politica delle donne e che vogliamo tenere come preziose.
E quindi? Quindi continueremo a pensare. Anche perché sappiamo che tante e tanti ci seguono da lontano, desiderosi di essere qui, in qualche modo, con noi.
Siamo in una fase di discussione e di prova. Fin qui abbiamo già trovato un accordo sul tener conto della disponibilità delle singole persone; siamo d’accordo di selezionare gli eventi da riprendere e da trasmettere… Ma non c’è niente di definitivo, niente di consolidato, in effetti sono questioni grandissime. Abbiamo la forza e la pazienza di affrontarle, ma non da sole, non senza le donne e gli uomini che visitano il sito.
La Libreria delle donne di Milano e il suo sito hanno l’ambizione di intrecciare reale e virtuale. È un progetto che pratichiamo e su cui in questo momento discutiamo molto e, qualche volta, molto polemicamente. Chi ci vuol bene e chi semplicemente ne ha voglia, intervenga a dire la sua.