di Silvia Motta
Quando si mette a tema la sessualità femminile – ad esempio nelle riunioni tra donne a cui ho partecipato – c’è una questione che tende a finire in ombra o a essere ignorata. È il legame che c’è tra piacere sessuale e procreazione.
Può sembrare anacronistico parlarne oggi, quando gli anticoncezionali ci hanno liberato (un po’) dalle maternità indesiderate e finalmente noi donne possiamo considerare la legittimità del piacere in sé, slegato dall’orizzonte procreativo. Ma, quando ci addentriamo nella sessualità come fatto relazionale, e se la relazione che prendiamo in considerazione è quella tra una donna e un uomo, le cose a mio parere si complicano.
C’è un’asimmetria o comunque una diversità di realizzazione tra il piacere femminile e quello maschile che complica le cose.
Il piacere femminile in sé non è procreativo se si considera solo la dinamica fisica-corporea che lo può produrre. Nella relazione con l’uomo una donna può trarre piena soddisfazione fisica anche senza la penetrazione. L’orgasmo clitorideo è stato “svelato” da tempo e oggi le donne, che forse hanno sempre saputo della sua esistenza, incominciano a rivendicarne l’importanza.
Il piacere maschile invece non è separato dalla procreazione: la piena soddisfazione (fisica? mentale? entrambe? non so) è raggiunta con l’eiaculazione, cioè con l’azione fecondante. Simbolicamente, nella storia, questa è diventata azione dominante: la più importante, quella che può esercitare il suo dominio sulle donne, su tutto.
Dunque mi sorge una domanda: come si concilia la “meccanica sessuale maschile” con la sessualità femminile liberata dalla costrizione alla riproduzione, se i maschi non prendono coscienza del tipo di sessualità che li ha caratterizzati e se non abbandonano l’irresponsabilità procreativa che hanno avuto finora?
I ripetuti femminicidi, che non sembrano affatto diminuire, non hanno forse qualche collegamento con queste due sessualità a confronto-scontro?
Ma mi sorge anche un’altra considerazione che coinvolge noi donne e che potrebbe confonderci. La potenzialità procreatrice che abbiamo può essere essa stessa, più o meno consapevolmente, un fatto erotico/erotizzante. È il brivido di correre un rischio, l’eccitazione della sfida o la spensieratezza. È un’energia vitale preziosa che non va dispersa. Bisogna però saperla riconoscere per capire qual è la natura del nostro desiderio. Nel contesto non è detto che sia facile.
(ViaDoganaTre – www.libreriadelledonne.it, 9 dicembre 2022)