2 Giugno 2015
il manifesto

Quell’amore represso in nome della fede

Cinema. Relazioni clandestine, figli abbandonati, passioni segrete,«Uomini proibiti» di Angelita Fiore indaga le contraddizioni del celibato nel sacerdozio. In concorso al Biografilm festival di Bologna

 

di Linda Chiaromonte

Donna uguale peri­colo, dan­na­zione, tranne quella subli­mata, ange­li­cata, ases­suata: la ver­gine Maria. A volte adesso provo quasi un senso di odio verso quella figura, per­ché ha detur­pato tutto il mondo fem­mi­nile». È una rifles­sione dura e amara quella di Fau­sto fatta durante una seduta dallo psi­co­te­ra­peuta per scio­gliere alcuni nodi irri­solti che ha da quando a undici anni è entrato in semi­na­rio. Fau­sto è un ex fran­ce­scano, più di vent’anni fa ha deciso di lasciare la chiesa per vivere aper­ta­mente il suo amore per Luiza, cate­chi­sta bra­si­liana che insieme a lui aiu­tava la gente di una povera e sper­duta favela.
È forse in parte da quel mes­sag­gio che deni­gra e smi­nui­sce la figura della donna che trae linfa l’obbligo del celi­bato impo­sto ai preti per essere puri e inat­tac­ca­bili dalle ten­ta­zioni, prima fra tutte quella della carne. Una regola isti­tuita dall’uomo die­tro a cui si nascon­dono molte pro­ble­ma­ti­che. Un tema con­tro­verso e mai inda­gato finora in Ita­lia, al cen­tro del docu­men­ta­rio Uomini Proi­biti della regi­sta Ange­lita Fiore al suo primo lun­go­me­trag­gio. Donne costrette a vivere rela­zioni clan­de­stine, figli abban­do­nati e non rico­no­sciuti, amori e pas­sioni represse in nome della fede o vis­sute a costo dell’uscita dal sacer­do­zio. Cop­pie messe al bando, addi­tate solo per aver pro­vato emo­zioni e pul­sioni terrene.
Il film però non è un atto d’accusa diretto con­tro curia e vati­cano, piut­to­sto rac­conta attra­verso tre sto­rie esem­plari, diverse per gene­ra­zioni e vis­suti, uno spac­cato di realtà che non ha, come si potrebbe pen­sare, le dimen­sioni di un’eccezione. A con­fer­marlo un dato ine­qui­vo­ca­bile: 120.000 i preti nel mondo che hanno lasciato il mini­stero per spo­sarsi, oltre a tante rela­zioni segrete e nasco­ste. «Uno su quat­tro — sin­te­tizza Fau­sto — come se in un eser­cito un sol­dato su quat­tro abdi­casse, un ammu­ti­na­mento». Tra le prin­ci­pali reli­gioni mono­tei­ste, la Chiesa cat­to­lica romana, diver­sa­mente da quella cat­to­lica orien­tale, è la sola ad imporre il celi­bato eccle­sia­stico. Pro­ba­bil­mente uno degli obbli­ghi più dif­fi­cili da osservare.
Le sto­rie scelte dall’autrice, pur molto diverse, hanno tutte al cen­tro lo sguardo fem­mi­nile di chi ha fatto un per­corso dif­fi­cile, spesso dolo­roso, ma anche natu­rale, gio­ioso ed ine­vi­ta­bile, di stare accanto ad un uomo di chiesa. Gli ex preti appa­iono in tutta la loro fra­gi­lità e uma­nità, cosa non scon­tata visto che il loro ruolo spesso fini­sce per sosti­tuirsi alla loro iden­tità. Sicu­ra­mente un «mestiere» diverso dagli altri, ma che agli occhi di tutti diventa l’essenza stessa di chi veste l’abito talare.
Il pro­getto del film è nato nel 2006 da una pro­fonda rifles­sione della regi­sta sull’amore e la ses­sua­lità a par­tire dalla con­si­de­ra­zione di come il retag­gio cat­to­lico con­di­zioni e influenzi tut­tora la dimen­sione fisica nei rap­porti di molte donne. A que­sto primo spunto negli anni si è aggiunto il netto con­tra­sto della chiesa nei con­fronti di divor­zio e unioni fra per­sone dello stesso sesso. Infine gli scan­dali legati alla pedo­fi­lia.
«Tutti tabù che hanno incro­ciato la mia rifles­sione sull’amore – spiega la regi­sta – E che ave­vano come punto d’incontro una chiu­sura verso la ses­sua­lità e l’erotismo, l’aspetto più fisico dei sen­ti­menti. Ai preti è richie­sto di dedi­care la vita alla fede senza mai far emer­gere il lato più umano: la pas­sione, l’amore ter­reno. Quando ho avuto l’idea del film non cono­scevo nes­suno che avesse quella sto­ria, ho comin­ciato a docu­men­tarmi e a cer­care quella realtà per raccontarla».
Merito del lavoro è mostrare uomini che vivono pul­sioni come tutti gli altri e non vi hanno rinun­ciato. «Non ho voluto fare nulla di sen­sa­zio­na­li­stico, non era quello che m’interessava – aggiunge l’autrice – Un’altra que­stione a cui non si pensa è la per­dita del lavoro, per alcuni lasciare il sacer­do­zio signi­fica affron­tare un’altra dif­fi­coltà, con una lau­rea in teo­lo­gia e senza altre espe­rienze non è facile tro­vare un impiego e anche l’aspetto eco­no­mico ha la sua impor­tanza». E se que­sto è un altro far­dello di cui farsi carico, una delle pro­ta­go­ni­ste del film pone l’accento anche sul patri­mo­nio della chiesa che si ali­menta gra­zie a parte dell’eredità dei suoi sacer­doti. Fra le tre sto­rie quella di Anna è la più dura, nel film è l’unica ad appa­rire scher­mata per man­te­nere l’anonimato. Dopo un amore vis­suto clan­de­sti­na­mente, la gra­vi­danza, pochi mesi dopo un ripen­sa­mento da parte di lui e l’abbandono.
Se Fau­sto è entrato in semi­na­rio negli anni ’50, Fede­rico è molto più gio­vane e insieme alla moglie Fide­lia, nige­riana, ha costruito una fami­glia serena. Le tre pro­ta­go­ni­ste hanno tra­di­zioni e cul­ture molto diverse: Anna è ita­liana, Fide­lia nige­riana, Luiza bra­si­liana: «In que­sto modo aprono una fine­stra su ciò che accade lon­tano dal vati­cano – dice Fiore – Anche non aver inse­rito il parere di teo­logi e stu­diosi, voci auto­re­voli e isti­tu­zio­nali, è stato fatto per­ché fos­sero le sto­rie per­so­nali a con­durre il rac­conto sul celibato».
Uomini Proi­biti ha rotto il silen­zio, ha fatto uscire allo sco­perto un micro­co­smo sco­no­sciuto che da anni si è orga­niz­zato in un movi­mento di preti spo­sati. In un’era in cui la rete e i social media hanno un ruolo fon­da­men­tale anche in que­sto caso esi­ste un blog di donne che si con­fron­tano su rela­zioni più o meno segrete. In Ita­lia la pre­senza del vati­cano non sem­pli­fica le cose, anche per que­sto Ange­lita Fiore ha pen­sato di rea­liz­zare un cofa­netto del film con molti con­te­nuti extra da far arri­vare a Papa Fran­ce­sco che avrebbe già mostrato qual­che aper­tura sul tema del celi­bato. Per la rea­liz­za­zione la regi­sta ha lan­ciato un cro­w­d­fun­ding aperto fino al 2 giu­gno sul sito www​.ulule​.com/​u​o​m​i​n​i​-​p​r​o​i​b​iti. Il film, pro­dotto da Max­man Coop e Roberta Bar­boni, rea­liz­zato con il con­tri­buto di Emilia-Romagna Film Com­mis­sion e il soste­gno della Cine­teca di Bolo­gna e del Cen­tro per lo svi­luppo dell’audiovisivo e l’innovazione digi­tale in Emilia-Romagna, sarà pro­iet­tato in ante­prima asso­luta sabato 13 giu­gno a Bolo­gna durante Bio­gra­film Festi­val, dove con­cor­rerà per il pre­mio sezione ita­liana e opera prima.

 

 

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