di Laura Colombo
Rielaborazione dell’introduzione all’incontro con Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo, in Libreria sabato 30 novembre 2024.
Il libro Donna si nasce, di Adreana Cavarero e Olivia Guaraldo, recentemente pubblicato da Mondadori è un contributo importante al dibattito contemporaneo nel pensiero femminista. Offre molteplici livelli di lettura e, lasciandomi attraversare dai diversi temi posti, l’ho intrecciato con la mia esperienza di madre e femminista.
Parto dalla mia esperienza di madre di una figlia adolescente che, come tutte le giovani donne della sua età, si confronta con la complessità del proprio essere donna e con la ricerca del suo desiderio. La ricerca di sé, tipica dell’adolescenza, si colloca oggi in un contesto nuovo, segnato dall’avvento della libertà femminile, che ha scompaginato un ordine simbolico apparentemente immutabile, rimasto invariato per millenni. Le femministe hanno messo al mondo libertà, come ben evidenziano Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo in Donna si nasce, complicando ulteriormente le cose, ma soprattutto aprendo nuovi orizzonti.
Quando ero bambina sono stata cresciuta da una madre che, pur avendo l’età per essere femminista, non ha preso parte al movimento delle donne; ho sentito il retaggio di un’educazione che ancora attribuiva ruoli e regole rigidamente differenziati tra bambine e bambini. Per me bambina, queste norme diventavano più stringenti man mano che crescevo. Il desiderio di sfuggire a quel destino si configurava confusamente come desiderio di essere un maschio.
Crescendo ho incontrato il femminismo (ho cercato e trovato ciò di cui avevo bisogno) e ho scoperto la libertà femminile, che Luisa Muraro, in La sapienza di partire da sé, definisce come “la libertà di essere e agire in quanto donne, non secondo modelli maschili o neutri”. Questa libertà ha prodotto una trasformazione profonda nella relazione madre-figlia. Parlo a partire da me, riconoscendo tuttavia tratti comuni nelle relazioni madre figlia che vedo: il femminismo ha permesso alle figlie di vedere la madre come mediatrice di libertà, ovvero la madre è una figura dello scambio che non limita, ma media il rapporto della figlia con il mondo, come emerge nell’Ordine simbolico della madre di Luisa Muraro. È quindi una figura che offre senso e significato all’esperienza, permettendo alla figlia di radicarsi nella propria identità femminile.
Questa trasformazione è qualcosa che vedo incarnata nella relazione con mia figlia: il passaggio da un rapporto gerarchico a uno di riconoscimento reciproco, in cui la madre è un punto di riferimento e una guida verso la libertà. Fin da piccola mia figlia ha vissuto la consapevolezza del suo essere nata di sesso femminile e ne vedeva il valore attraverso i miei occhi. Si è anche scontrata con un contesto sociale che, ancora oggi, nega e omette il femminile. Ricordo, ad esempio, le sue decise proteste quando frequentavamo quella che allora si chiamava “Libreria dei ragazzi”: il maschile sovraesteso le faceva patire un’esclusione che non riusciva a comprendere. Mi piace pensare che la voce di dissenso di tante bambine come lei abbia contribuito a trasformare quel nome in “La libreria delle ragazze e dei ragazzi”, come è ora. È una piccola storia che riflette un cambiamento più grande, quello di una libertà femminile che si radica nella genealogia femminile e si misura con il mondo.
Racconto un altro aneddoto. Durante gli anni delle medie, mia figlia e un gruppo di sue coetanee appassionate di lettura hanno creato un blog in cui narravano le loro esperienze di lettrici. Ricordo una discussione che ebbero in una riunione su Zoom, in pieno periodo pandemico. Una di loro propose di presentarsi sul blog con la frase: “Siamo ragazz* che amano i libri e scriviamo per ragazz* che amano i libri”. Mia figlia fece notare l’incongruenza della formula. La proposta era motivata dalla volontà di non escludere nessuno.
Col passare degli anni, queste ragazzine sono diventate giovani donne attente e impegnate, soprattutto nei movimenti contro la violenza sessista e per i diritti delle persone LGBTQI+. Gli asterischi, che inizialmente erano stati oggetto di discussione, sono riapparsi nel loro linguaggio. Ritengo che non si tratti di un semplice esercizio del politicamente corretto, ma dell’espressione di questioni profonde: da un lato, la ricerca personale e spesso mobile del desiderio sessuale, che in questa fase della vita può essere indefinito o fluttuante; dall’altro, un profondo e personale senso di giustizia che i movimenti per i diritti civili hanno intercettato, essendo capillarmente presenti sui social tanto frequentati dalle giovani generazioni.
Tuttavia, come sottolinea Adriana Cavarero in una recente intervista con Jennifer Guerra, le teorie queer sono spesso state assimilate in modo quasi ideologico attraverso slogan, senza un adeguato approfondimento. Quindi il senso di giustizia arriva all’esito paradossale del ritorno al neutro, alla neutralizzazione della differenza sessuale. Quel senso di giustizia rischia di tradursi in un’ingiustizia verso loro stesse, negando la differenza femminile. È una dinamica che il libro di Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo affrontano i modo approfondito, essendo il ritorno al neutro non solo un dato linguistico, ma una questione simbolica e politica centrale.
Il libro Donne si nasce offre strumenti preziosi per posizionarsi nel disorientamento contemporaneo, rafforzando una posizione di apertura e ascolto senza rinunciare a ciò che considero fondamentale: il femminismo della differenza. Ed ecco la seconda prospettiva di lettura cui accennavo. Oggi, il femminismo della differenza è sotto un duplice attacco che ne mina la portata politica e simbolica.
Da un lato, i tradizionalisti neocattolici e la destra neofascista si appropriano del linguaggio della differenza per restaurare un ordine morale rigido e gerarchico. In questo utilizzo strumentale e reazionario, la differenza sessuale viene piegata a giustificare ruoli tradizionali per la donna ed eteronormatività, negando così la libertà femminile. Dall’altro lato, una gran parte dei movimenti LGBTQI+ critica il femminismo della differenza accusandolo di complicità con quel tradizionalismo, poiché considera l’esistenza dei due sessi una condizione fondamentale dell’umano, ed è interpretata da loro come una divisione binaria rigida.
Questa duplice pressione è frustrante. Il femminismo della differenza non è né una nostalgia di ruoli tradizionali né un’ideologia escludente: è una risorsa simbolica e incarnata che sta alla base della libertà di donne, uomini e altre soggettività. Non si limita a riconoscere la differenza sessuale, la assume come chiave interpretativa per ripensare le relazioni tra i sessi e costruire un ordine simbolico che offra alle donne senso, radicamento e libertà, una libertà sessuata, non neutrale, pienamente incarnata.
Il libro Donne si nasce ci offre un’importante riflessione su come riconoscere il valore della differenza senza cadere nelle semplificazioni del dibattito contemporaneo. Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo mostrano infatti con grande chiarezza come questa polarizzazione rappresenti una trappola ideologica. Il femminismo della differenza non ha mai difeso la “famiglia tradizionale”; al contrario, ha da sempre lavorato per sovvertire l’ordine patriarcale e costruire un nuovo ordine simbolico che riconosce la differenza sessuale come condizione di relazione e libertà, non di subordinazione.
Il libro si rivolge idealmente alle ragazze, accompagnandole con generosità attraverso la storia e i concetti del femminismo della differenza. Con un linguaggio chiaro e mai semplificatorio, offre strumenti per comprendere e interrogare il presente. Leggendolo, ragazze e ragazzi possono esplorare le molteplici fonti e approfondire i testi citati nei vari capitoli, proseguendo autonomamente il percorso di lettura e riflessione.
Ma Donne si nasce non si limita a parlare alle ragazze: è un testo prezioso anche per madri e padri che vogliono comprendere meglio il presente e trovare strumenti per dialogare con le figlie, imparando ad ascoltare e a pensare insieme a loro. È una lettura fondamentale per insegnanti e per chi è a contatto con i giovani, poiché aiuta a riflettere sulle sfide poste dal presente. È un libro destinato a tutte e tutti, per pensare al significato della differenza sessuale come dato storico, culturale e materiale, sfidando sia il determinismo biologico sia la dissoluzione nelle categorie identitarie. È uno strumento vivo, capace di orientare il pensiero e l’azione nel mondo complesso in cui ci troviamo a vivere.
(www.libreriadelledonne.it, 6/12/2024)