C’è una vicinanza tra città che si è resa visibile nell’intreccio di relazioni e scambi politici creatosi tra donne e tra donne e uomini di città diverse con in comune la pratica politica delle relazioni (invece che dei partiti, gruppi, schieramenti) e il senso dell’importanza della differenza sessuale in tutti gli aspetti della realtà. Questa vicinanza è stata chiamata Città Vicine.
Le Città Vicine nascono nell’agosto del 2000, durante un incontro stanziale ad Adelfia, che si trova a Scoglitti in Sicilia, e sono costituite da una costellazione di città: finora (luglio 2006) Catania, Milano, Catanzaro, Foggia, Roma, Bologna, Mestre, Spinea, Pordenone, Chioggia, Verona, Firenze. Alcune di queste realtà erano da tempo in contatto tra loro, grazie a rapporti politici tra donne di tali città, rapporti divenuti via via più stretti alla luce della consapevolezza di aver individuato un amore comune per la città e il desiderio di segnarne gli spazi con le pratiche e il pensiero delle donne. Sono così entrate in circolo varie esperienze di lavoro sulla e nella città, frutto di un’attenzione speciale alla qualità dei rapporti di convivenza, alle politiche di buon governo e di autogoverno, a come ridisegnare spazi e architetture, utilizzare le risorse, nonché riconoscere le metamorfosi provocate in città dalle nuove presenze di migranti. Le Città Vicine hanno inoltre riflettuto sugli aspetti che restituiscono bellezza anche ai contesti più degradati: questi aspetti sono stati riconosciuti, ad esempio, nelle relazioni che si creano nei luoghi e che sbilanciano le situazioni statiche e negative, immettendo positività simbolica, quindi speranza.
Le Città Vicine hanno agevolato l’incontro tra differenza femminile e differenza maschile, proponendo una pratica tra donne e uomini non competitiva né complementare bensì asimmetrica, per interrogare, capire e articolare le diverse modalità con cui donne e uomini guardano la città nel farsi delle relazioni e nella costruzione dei rapporti di convivenza.
Le Città Vicine hanno attinto molto dalla pratica politica delle “Vicine di casa” di Mestre, cercando di rilanciarla nella competenza delle relazioni che vengono a crearsi tra una città e l’altra. Hanno riconosciuto come fonte originaria anche l’esperienza del gruppo “Vanda” presso la facoltà di architettura di Milano che ha saputo affermare già dall’inizio degli anni ’90 il senso femminile del pensare la casa, i luoghi e la qualità dell’abitare.
Le iniziative politiche che in ogni città “vicina” si realizzano, anche se differenti l’una dall’altra contengono un nucleo che le accomuna: l’attenzione alle ricadute possibili e concrete che le attività che si fanno e le relazioni che si creano apportano alla città. La convinzione che gli spazi e le forme di convivenza possano migliorare distingue il modo di procedere delle Città Vicine rispetto a quegli atteggiamenti catastrofici di chi pensa che per alcune città non ci sia più nulla da fare, perché il degrado ambientale, l’arretratezza culturale e l’involuzione dei rapporti hanno preso il sopravvento. Le speculazioni sul territorio, i tentativi di mercificare i luoghi, gli scempi urbanistici, l’esasperazione del degrado urbano vengono letti, nelle Città Vicine, come contraddizioni e squilibri, estranei al desiderio originario di armonia delle città ma con i quali occorre confrontarsi, cercando di capire e risolvere nel profondo il prodursi di quel disordine.
Le Città Vicine promuovono due o tre incontri annuali, di cui uno stanziale in estate, per approfondire le tematiche che stanno più a cuore o per incontrare altre realtà; ma gli scambi continuano e si rinnovano in qualsiasi momento tra chi lo desidera, anche in relazione a progetti che coinvolgono una o più città. Con queste modalità le Città Vicine non possono essere intese come un coordinamento tra città, bensì come un luogo simbolico di scambio tra città e di incontro di ciascuna e ciascuno con la città attraverso le relazioni concrete che abbiamo tra abitanti di città diverse. Un luogo fertile di intrecci e un vivaio di pratiche che segnano le diverse città, e che cambiano il nostro sguardo sulle altre città oltre che sulla propria. Per questa creazione di energia vitale, per la volontà di scambiare competenze e originalità, ma anche per il saper affrontare i conflitti, esercitando il giudizio, le Città Vicine possono essere intese simbolicamente come “città di pace”, non solo non competitive tra loro né rivendicative ma neanche schierate su determinate questioni.
(Anna Di Salvo e Clara Jourdan)
25 Novembre 2012