Corrado Levi
Morta di recente a Torino a 96 anni, Carol Rama lascia una traccia fondamentale nell’arte contemporanea e nello stile di vita.
Si tenne a lato dei “movimenti” ufficiali dell’arte pur assorbendone alcune caratteristiche e questo fece sì che fino a tarda età non fosse considerata adeguatamente, a volte dimenticata, dalla cultura ufficiale dell’arte. Invece fu assai stimata ed aiutata da intellettuali di valore, primo nel tempo Edoardo Sanguineti, Lea Vergine la fece conoscere al mondo con la mostra «L’altra metà dell’avanguardia», Paolo Fossati, Carlo Mollino, Giorgio Manganelli che le dedicò due articoli, nonché alcuni – pochi – galleristi e amici fedeli.
Nella vita e nell’arte fu molto coraggiosa incentrando, già da ventenne negli anni ’30, il suo lavoro sul desiderio fisico ed erotico, affrontato con verità puntuale quindi mai pornografica, mantenendo intatta la dirompenza.
Si dava molto nei rapporti, come se lei stessa, vita ed essere, trasmettesse naturalmente, avviene per poche persone, la sua dirompenza. Indimenticabile il lungo monologo tenuto anni fa al Circolo della Rosa.
Venne in Facoltà di Architettura a parlare agli studenti, tutti dissero che l’incontro con lei aveva dato loro forza nel guardare le cose con libero coraggio. Carol ha spostato i limiti senza romperli, nella morale, nel linguaggio artistico, nel linguaggio corrente. Lo spostare i limiti senza romperli è uno dei suoi insegnamenti.
Ci lascia un monumento in lavori d’arte che esprimono tutto ciò.