di Valeria Ronzati
Erano donne, potenti, erano straniere. Caterina e Maria de’ Medici vissero da protagoniste una delle epoche più travagliate e sanguinose della storia di Francia. A loro, fiorentine sul trono transalpino, dedica una mostra la Fondazione Palazzo Strozzi. «Caterina e Maria de’ Medici donne al potere» ha come fulcro simbolico un’imponente (quasi cinque metri di altezza cadauno) serie di quindici arazzi che celebrano il mito di Artemisia. Una simbologia ideata per Caterina (il progetto fu proposto a lei, vedova di Enrico II, e reggente di Francia) e fatta realizzare da Enrico IV alla fine delle guerre di religione per la moglie Maria de’ Medici, sposata per procura a Firenze nel 1600 dopo l’annullamento del matrimonio con la prima moglie, Margherita di Valois (la reine Margot), figlia di Caterina. Senza prevedere che anche lui sarebbe prematuramente morto, lasciando Maria reggente nel 1610. Così l’iconografia del ciclo di arazzi muta ancora in corso d’opera.
Attraverso un allestimento evocativo delle cupezze e della fascinazione esoterica di quel periodo, i monumentali arazzi emergono dall’ombra, sontuosi nella loro opulenza di un’antichità ridondante, quasi archeologica, certamente celebrativa, accompagnati dall’esposizione di dipinti e manufatti, a cominciare dai due quadri di Jacopo da Empoli che nel 1600 immortalano le nozze di Caterina con Enrico di Valois, avvenute nel 1533, quando entrambi gli sposi erano quattordicenni, e quelle, a cui le prime fungono iconograficamente da illustre prologo, del matrimonio per procura, proprio allo svoltare del secolo, di Maria con Enrico IV. A conclusione del percorso espositivo, una sezione è dedicata a «La restituzione di Artemisia al mito». Otto dipinti di artisti italiani del sec. XVII illustrano uno dei momenti più intimi e drammatici del mito di Artemisia, quello in cui la regina dell’antichità beve la coppa con le ceneri del marito Mausoleo.
Delle due Medici, una grande Caterina è in via di rivalutazione dagli storici, vittima di una vulgata che la dipingeva fosca avvelenatrice, sanguinaria mandante della strage degli ugonotti (1572), nella Notte di San Bartolomeo. Lei che invece mirava ad un cristianesimo superiore, illudendosi su una possibile fusione fra scismatici protestanti e cattolici. Divenuta regina nel 1547, quando il marito (causa serie di lutti lungo l’asse ereditario) sale sorprendentemente sul trono di Francia nel 1547 col nome di Enrico II, sarà reggente dal 1560. Enrico II era morto in un torneo nel 1559, il figlio Francesco II, marito di Maria Stuarda, l’anno dopo. Carlo IX ha solo 10 anni, Caterina è nominata reggente e guiderà la Francia per tre decenni, attraverso la sottomissione devota dei figli. Sognando una pacificazione, ma dovendo affrontare ben tre guerre di religione. Circondata fin da subito da una corte piena di nemici, come aveva già sperimentato nella corte fiorentina della sua infanzia. Da cui porta in Francia l’universo intellettuale rinascimentale, la cultura del neoplatonesimo ermetico di Marsilio Ficino e della cabala cristiana di Pico della Mirandola. In mostra anche il suo talismano, un bronzetto conservato presso la Biblioteca nazionale di Parigi, testimone, fra l’altro, dei suoi rapporti con Nostradamus. Oltre a dipinti, documenti e manufatti preziosi, compresa la cosiddetta, splendida, «Coppa di Diana di Poiters», celebre favorita di Enrico II e grande rivale di Caterina.
Diversa la figura e la vicenda storica di Maria, sposa di Enrico IV di Navarra, quello di «Parigi val bene una messa», salito al trono di Francia all’estinguersi della dinastia dei Valois. Nel 1610 Enrico viene ucciso da un fanatico, il primogenito Luigi XIII ha solo nove anni, la madre Maria de’ Medici è reggente. Continuando a governare anche dopo la piena sovranità di Luigi, che la esautorerà definitivamente nel 1617. Dal ’19 divampa la Guerra dei trent’anni. Maria l’anno successivo scatena la prima di una serie di guerre contro suo figlio. Intanto aveva nominato capo del suo consiglio un tale Richelieu. Grande protettrice delle arti, fu amica personale di Rubens, da cui si rifugiò nei suoi ultimi pellegrinaggi da esule e che aveva dipinto per la regina un ciclo di 24 capolavori illustranti la sua vita, conservati al Louvre. Il 1642 è l’anno che chiude un’epoca, con la morte a Colonia di Maria, e quella, pochi mesi dopo, di Richelieu, mentre l’anno successivo verrà a mancare anche Luigi XIII. Sale sul trono di Francia Luigi XIV, il “Re sole”; inizia un’altra storia.
Caterina e Maria de’ Medici, donne al potere.
Firenze celebra il mito di due regine di Francia
Firenze, Palazzo Strozzi, 24 ottobre 2008-8 febbraio 2009