Milano // dal 18 ottobre al 31 dicembre 2019
Marina Abramović. Estasi
Pinacoteca Ambrosiana, Sala Sottofedericiana
Piazza Pio XII, 2
di Desirée Maida
La celebre performer, che di recente ha inaugurato una grande retrospettiva nella città natale di Belgrado, presenta a Milano il ciclo di video che documenta la performance realizzata nel 2009 in un ex convento nelle Asturie. Ispirandosi a Santa Teresa d’Avila
“Quando mi sono trovata nella cucina del convento, è come se avessi visto un miracolo davanti a me: mi sono accorta che era un lavoro che stava già nella mia testa”. Con queste parole Marina Abramović (Belgrado, 1946) ha descritto le impressioni e le sensazioni avute durante la sua prima visita negli ambienti della cucina (ormai dismessi) dell’ex convento di suore clarisse nella città spagnola di Gijón, nelle Asturie. Invitata nel 2009 da Mateo Feijóo, allora direttore del Teatro de la Laboral di Gijón, l’artista serba elabora per quei luoghi suggestivi una performance in tre atti e altrettanti video, dal titolo The Kitchen. Il prossimo 18 ottobre, nella Sala Sottofedericiana della Pinacoteca Ambrosiana di Milano, verrà presentato al pubblico il ciclo completo di The Kitchen. Homage to Saint Therese nella mostra Marina Abramović. Estasi, a cura di Casa Tesori.
THE KITCHEN DI MARINA ABRAMOVIĆ E L’EX CONVENTO DI GIJÓN
Per realizzare i tre video, Marina Abramović ha tratto ispirazione dai Diari di Santa Teresa d’Avila, tra le figure più importanti del cattolicesimo. Nella performance di Abramović la cucina ha un ruolo centrale, proprio come fu fondamentale della vita di Santa Teresa: nei Diari infatti viene narrato come la santa spagnola avesse visioni ed estasi mistiche proprio in cucina, mentre era impegnata nella preparazione dei piatti. I tre video, quindi, rappresentano le tappe del percorso che l’artista compie per giungere, proprio come la santa, all’estasi: Vanitas, Carrying the Milk, Levitation. Anche la storia del luogo della performance, ovvero le cucine dell’ex convento di suore clarisse di Gijón, ha ispirato il lavoro dell’artista: costruito tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, il complesso monastico era stato concepito come parte di un progetto più complesso, ovvero la creazione di una città autosufficiente che ospitasse i figli dei minatori del posto rimasti orfani dopo un grave incidente avvenuto in un giacimento del bacino del fiume Caudal. Il monastero ha quindi formato professionalmente, ospitato e dato un pasto a tanti ragazzi, fino all’abbandono della struttura avvenuta negli anni Ottanta. Nei decenni successivi il complesso è stato riqualificato, diventando nel 2007 sede della Laboral Ciudad de la Cultura e ospitando nel 2009 la performance di Marina Abramović.
LA MOSTRA “MARINA ABRAMOVIĆ. ESTASI” A MILANO
“Era un’idea che come Casa Testori cullavamo da tempo: poter proporre nel loro insieme i tre video della serie ‘The Kitchen’, che Marina Abramović aveva realizzato come omaggio a Santa Teresa d’Avila”, spiega sul proprio sito l’associazione culturale Casa Testori, che cura il progetto della mostra (prodotta da Vanitasclub, gestore della Cripta di San Sepolcro, in collaborazione con la Veneranda Biblioteca e Pinacoteca Ambrosiana). “La condizione era però quella di trovare il contesto giusto, che restituisse la magia e l’energia di queste opere. L’occasione si è offerta grazie alla possibilità di poter installare il percorso in uno spazio di grande fascino e magnetismo, nel cuore di Milano: una grande sala dell’Ambrosiana contigua alla Cripta di San Sepolcro. È una situazione che dimostra quale potenzialità possa riservare il dialogo tra un’opera contemporanea e un contesto storico: i video infatti mettono in luce una profondità e un rigore che li apparenta alle grandi opere del passato conservate nella soprastante Pinacoteca Ambrosiana. La Cripta invece dimostra di essere un luogo del passato capace di parlare all’uomo contemporaneo. L’energia spirituale che Marina Abramović libera nei tre video, ambientati nelle grandi e suggestive cucine di un ex convento spagnolo, trova così una naturale continuità nelle sensazioni che trasmette l’‘immersione’ nella Cripta, riportata a splendore da un recentissimo restauro”.