di Giannina Mura da Il Manifesto del 6 giugno 2019
MOSTRE. L’esposizione delle sue opere nei due luoghi simbolo della sua vita parigina: la Villa a lei titolata e la Maba. Osannata durante la sua esistenza, tanto in Francia che in Russia, sin dai suoi quadri cubisti del 1909. Non solo pittrice, fu anche scultrice, scenografa, costumista, creatrice di marionette e di mobili.
Riconosciuta dai critici del suo tempo come una delle figure più
originali del cubismo, l’artista russa Maria Vassilieff (1884-1957) si
stabilisce definitivamente a Parigi dal 1908, nel cuore della babele
artistica di Montparnasse. Nel suo studio al 21 avenue du Maine crea
anche un’accademia e una mensa autogestita, che diventeranno presto il
quartier generale dell’avanguardia.
Qui, dal 2016, si trova il centro d’arte Villa Vassilieff che le rende
oggi omaggio con Une journée avec Marie Vassilieff: una mostra nei due
luoghi d’inizio e fine della sua vita francese: la Villa Vassilieff e la
Maba della Fondation des Artistes, gerente della casa di riposo degli
artisti di Nogent-sur-Marne, dove l’autrice trascorrerà i suoi ultimi
anni.
RIVENDICANDO un punto di vista femminista, la
rassegna mette in dialogo la sua opera con quella di undici artisti
contemporanei, per dimostrare che la sua poetica «è sempre viva e che
non c’è separazione tra artisti di oggi e quelli di ieri, come lei»,
spiega Mélanie Bouteloup, direttrice di Villa Vassilieff.
Tutte le opere allestite nel percorso appartengono al collezionista
Claude Bernès che ha riunito in quarant’anni una collezione di
riferimento mondiale, essenziale per rivalutare la produzione di questa
protagonista carismatica degli anni d’oro di Montparnasse (1910-1930),
citata dagli storici più per l’amicizia con gli artisti e intellettuali
della sua epoca che per la sua opera. Un’opera osannata durante la sua
vita, tanto in Francia che in Russia, sin dai suoi singolari quadri
cubisti del 1909.
NON SOLO PITTRICE, Marie Vassilieff è anche autrice,
scultrice, scenografa, costumista, creatrice di pupazzi, marionette,
mobili, e altri lavori «stravaganti». Come molte sue connazionali, da
Natalia Gontcharova a Sonia Delaunay, Alexandra Exter, Liubov Popova, o
Varvara Stepanova, già negli anni dieci, fa saltare le frontiere tra
belle arti e arti applicate, rivoluzionando discipline e materie per
un’inedita fusione tra arte e vita. «Contro la severa banalità della
scultura moderna e classica», Vassilieff usa, ad esempio, materiali
poveri (cartapesta, tessuti, fili di lana, fili di ferro, scarpe…)
inventando un nuovo genere di oggetto d’arte moderna: i pupazzi-ritratto
che, ricchi di forza espressiva, fanno furore anche a Berlino, New York
e Londra. Dalle fotografie, oggetti e disegni esposti alla Maba, salta
agli occhi una creatività ferace, pervasa d’ironia e piena di grazia.
Alla Villa Vassilieff, sorprende l’enigmatico dipinto intitolato
Auto-portrait avec sa poupée-portrait, in cui la pittrice rappresenta se
stessa e il suo pupazzo-ritratto con le mani alzate dell’Orante. Soave
trasposizione dell’artista in Madonna del Segno che genera, con il
frutto della sua arte la propria benedizione. O la propria preghiera?
Certo è che, con la sua adesione al movimento dei riformatori cristiani,
negli anni ’20, Vassilieff mixa arte moderna, dell’icona e quella
primitiva in una sintesi risolutamente personale: «la mia pittura
religiosa dà l’immagine dell’arte cristiana della nostra epoca. Ho
creato la mia religione per esprimere lo stato della mia anima, sgozzata
nelle catacombe dei cafés di Montparnasse, dove ci perseguitano i veri
Satana (i mercanti delle nature morte)» indica Vassilieff nelle sue
memorie. Tra le opere create in questa fase, in mostra alla Maba i
disegni per le scenografie e i costumi dello spettacolo Le Bal de la
misère noire, bollato e vietato come scandaloso nel 1927 e mai
rappresentato in un teatro pubblico.
DIECI ANNI PRIMA, Vassilieff sfiora già lo scandalo col «Banchetto Braque» che organizza nella sua mensa il 14 gennaio 1917 in onore del pittore reduce dal fronte. Nel disegno visibile alla Villa Vassilieff, l’artista ritrae Picasso, Braque, Léger, Max Jacob, Beatrice Hastings, Alfredo Pina, tra gli altri, seduti a tavola, lei in piedi col coltello sospeso sull’arrosto in mano a Matisse, mentre fa irruzione Modigliani, da lei non invitato per scongiurare la lite col suo rivale in amore, lo scultore Pina, che alla sua vista gli punta subito contro la pistola. L’energico intervento di Vassilieff con l’aiuto di altri commensali evita il dramma. Questo banchetto leggendario è il canto del cigno della sua mensa divenuta, durante la Grande Guerra, il principale rifugio della Montparnasse artistica e intellettuale. L’aveva aperta nel suo studio a fine 1914 per alleviare la disperazione degli artisti («niente lavoro, niente soldi, teatri chiusi: una vita miserabile», sottolinea nelle sue memorie) e la chiude alla nascita dell’unico figlio, Pierre, nel 1917.
MA NON CESSA la sua attività artistica, anzi ne
espande ancor più il dominio avanguardistico: dalla direzione
dell’atelier dei costumi dei Balletti Svedesi di Rolf De Maré alla
collaborazione con diverse compagnie come autrice, scenografa,
costumista e marionettista (tra cui il Teatro della Pantomima Futurista
di Maria Ricotti e Enrico Prampolini) passando per la realizzazione dei
«mobili marionette» per la grande mostra sulle arti decorative del 1925.
Con audace fedeltà a se stessa, Vassilieff mette al mondo un’arte
«piena di gioia e di creazione» che rifiuta di «imitare gli altri tanto
in spirito che in materiali», come lei stessa afferma. E sino alla fine
della sua vita, continua a sperimentare nuove forme e materie.
Emblematici i modelli e le maschere della Boutique fantasque, i costumi
in rhodoïd dello spettacolo Voyelles, per il Teatro Art e Action di
Louise e Édouard Autant-Lara, mostrati all’Exposition Internationale des
Arts et Techniques dans la Vie moderne del 1937. O ancora, alla fine
degli anni ’40, i suoi esperimenti con la ceramica, dai servizi da
tavola alle sculture tra misticismo ed erotismo.
PERCHÉ L’ARTE di questa grande creatrice multidisciplinare è scomparsa dalla storia? Per Mélanie Bouteloup parte della spiegazione è nella metodologia adottata dagli storici: «In una storia dell’arte focalizzata sugli uomini, che include le donne solo se classificabili in categorie definite, lei non rientrava in nessuna di esse». Il collezionista Claude Bernès indica un’altra ipotesi: «Marie Vassilieff considerava i mercanti d’arte come degli avvoltoi che vivevano alle spalle degli artisti. Malgrado tutti i più grandi artisti del suo tempo avessero a disposizione i migliori mercanti, per lei erano dei Satana. Non ne voleva nessuno. Ha dovuto combattere da sola per difendere la sua arte. E senza una clientela che le assicurasse una notorietà postuma, ha finito per essere occultata dalla storia».
Ma forse non per molto ancora. Come per altre artiste del suo tempo, via via riportate alla luce dalle nuove generazioni di autrici, studiose, e direttrici di istituzioni artistiche, la riscoperta di Marie Vassilieff, promossa da questa mostra, sembra sulla buona strada. Mélanie Bouteloup conferma l’interesse crescente: «Tre anni fa abbiamo dato il suo nome al nostro centro d’arte per renderle omaggio. E tra gli artisti in residenza abbiamo riscontrato da subito un grande interesse per lei, riaffermato dall’entusiasmo di quelli invitati a dialogare con lei per questa rassegna». https://ilmanifesto.it/marie-vassilieff-negli-anni-doro-di-montparnasse
/?fbclid=IwAR3gqVnUJsY0cH3TGodAdyoDYXAb672ax3vB4SpzTGkmw8nj7I-QEAVghHA