12 Giugno 2020

Taci. Anzi, parla: annunciate le vincitrici dell’open call for videos


La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea annuncia le 3 vincitrici della call Taci. Anzi, parla:


Allison Grimaldi-Donahue, con A Self-portrait, 2020, 1’51’’

Laura Heyman, con The Photographer’s Wife, 2020, 2’05’’

Léna Lewis-King, conL’autoritratto, 2020, 1’33’’


Lanciata durante il periodo di lockdown, in soli 24 giorni la call ha raccolto 198 video, provenienti da28 paesi in tutto il mondo, per oltre 7 ore di materiale. Taci. Anzi, parla è stato un invito a ripensare e a riflettere sulla propria voce e sulla propria immagine in un momento storico particolarmente significativo. Il racconto di sé è tornato ad essere un mezzo di comunicazione centrale con il mondo, proponendosi ancora, in maniera straordinariamente attuale, come un gesto e una pratica radicale di autodeterminazione.

Il 12 giugno le vincitrici sono state premiate da Cristiana Collu, Direttrice della Galleria Nazionale, con una cerimonia in videoconferenza. All’evento hanno partecipato oltre alle artiste vincitrici, Luisella Mazza, Head of Global Programs & Operations di Google Arts&Culture, e le curatrici della mostra Io dico io – I say Lara Conte, Cecilia Canziani e Paola Ugolini.

La giuria, composta da Laura Busetta, Giulia Crispiani e Valentina Tanni, ha selezionato i video vincitori seguendo, tra gli altri, un criterio che tenesse conto delle possibili assonanze e delle nuove letture del pensiero lonziano e ha motivato così le sue scelte:

«A Self-portrait di Allison Grimaldi-Donahue è un viaggio attraverso le immagini di un archivio personale, interrogate da una voce fuori campo, emessa da un corpo che non vediamo mai. Le immagini dell’infanzia e della giovinezza, insieme ai dettagli delle fotografie che ritraggono la famiglia e le persone care sono gli unici interlocutori di un soggetto in stato di isolamento. Nella fissità di quegli sguardi, il soggetto trova sia l’estraneità che la reciprocità, mentre l’autoritratto diventa una conversazione interiore capace di illuminare l’oscillazione tra passato e presente, toccando alcune delle tensioni più profonde che si nascondono in ogni atto di autoriflessione».

«Nel video The Photographer’s Wife di Laura Heyman, il soggetto è doppio, in quanto è allo stesso tempo la persona che ritrae e che viene ritratta. Mentre come ritrattista dà le istruzioni, come soggetto ritratto potrebbe scegliere di non seguirle o di reagire con un certo ritardo. Questo rapporto asincrono preannuncia che nessun soggetto è privo di interdipendenza con gli altri, e un autoritratto si costruisce sempre all’interno di questa relazionalità (colei che guarda e colei che è guardata). Inoltre, nella sua semplicità – inquadrando un delicatissimo tableau vivant verde-rosa – la scelta formale di Heyman innesca un’esperienza sinestetica».

«Il video L’autoritratto di Léna Lewis-King è incentrato sul rapporto tra la nostra percezione del mondo e i media che utilizziamo per documentarlo ed esplorarlo. Il tema dell’identità contemporanea, frammentata e autoriflessiva, viene esplorato attraverso l’uso di diversi strumenti e tecniche (video, fotografia e software), evocando con successo la natura caleidoscopica del nostro attuale paesaggio mediale e il suo effetto sulla nostra personalità».

I tre video vincitori della call diventeranno parte integrante di Io dico io – I say I, la grande mostra collettiva di oltre 40 artiste prevista per marzo 2021, ed entreranno nel progetto di digitalizzazione dell’Archivio Lonzi sviluppato con la collaborazione di Google Arts&Culture.

Per la Direttrice della Galleria Nazionale Cristiana Collu «Con il linguaggio cinematico del videoselfie le vincitrici non solo hanno dato voce e hanno rappresentato quello che noi siamo, quello che è il nostro tempo, ma hanno presentato, inaugurato e sotteso un desiderio, una consapevolezza e una determinazione: segnare un cammino con lievi passi da gigante.»

Durante la videoconferenza, le artiste hanno approfondito la concezione di autoritratto che ha ispirato la realizzazione dei video.

Allison Grimaldi-Donahue racconta: «Vivo in Italia da dieci anni e molte delle persone che amo sono abbastanza lontane, con una pandemia globale che ha reso impossibile vederle. Questa impossibilità le collega a molte altre persone nella mia vita che sono irraggiungibili per altre ragioni. Parte del diventare adulti, almeno per me, è stato un viaggio verso la comprensione della perdita. Mi terrorizza guardare gli album di famiglia e rendermi conto che la maggior parte delle persone lì dentro sono morte; ma sono anche incline a esplorare il significato e il perché di questo mio sentire, e a pensare più a fondo a chi erano queste persone. Man mano che invecchio, assomiglio sempre più a mia madre, un rapido sguardo allo specchio la riporta in vita. Questo video fa parte della mia indagine in corso sulla creazione del sé, il sé intertestuale, innestato, rifatto, plastico».

Per Laura Heyman, l’autoritratto si sdoppia, riflettendo il rapporto tra soggetto ritratto e quello che ritrae. «Quali sono le lezioni che la storia dell’arte insegna alle donne, in particolare quelle che riguardano la musa femminile? È possibile interiorizzare queste lezioni e, in caso affermativo, che effetto ha sulla propria produzione? Un personaggio femminile mantiene una serie di pose, mentre guarda con intimità la macchina da presa. Una voce fuori campo è impartisce istruzioni ma è anche familiare, dando una sensazione di intimità. Lo spettatore ha la sensazione di vedere qualcosa di privato, forse l’artista che collabora con la sua amante. Il lavoro della modella/soggetto è sempre performativo: deve essere in grado di ritrarre un sé vero e idealizzato. In questo caso il problema è un po’ più complicato. Sia come artista che come modella devo trasmettere non solo questa soggettività multipla, ma anche riflettere allo spettatore un fotografo/marito immaginario. Il video scompone la performance che si svolge su entrambi i lati della macchina fotografica, esaminando il modo in cui il potere può passare dall’artista al modello, e chiedendo se i risultati di questo scambio siano una rappresentazione più dell’uno o dell’altro».

Léna Lewis-King sposta l’attenzione sulla stratificazione dell’identità, messa anche in rapporto con la complessità delle immagini digitali: «Il titolo del video presentato per la call Taci, Anzi Parla si ispira direttamente all’opera di Carla Lonzi Autoritratto e si concentra sull’idea della “Rivolta Femminile”. Pensando alla natura del sé, mi sono resa conto che ci sono molti strati contrastanti e armonici che rendono difficile una semplice definizione o comprensione. Attraverso l’uso della voce fuori campo e di filmati d’archivio personali, il mio video cerca di spacchettare questa complessità stratificata e di arrivare al cuore di ciò che il sé può essere, in modo onesto e vulnerabile».

A conclusione della cerimonia, le curatrici di Io dico io – I say I, Cecilia Canziani, Lara Conte e Paola Ugolini, hanno messo in luce i punti di contatto dell’open call con il progetto di mostra: «Io dico Io – I say I nasce dalla necessità di prendere la parola e parlare in prima persona, per affermare la propria soggettività, componendo una sola moltitudine, una molteplicità di io che risuona di consonanze e dissonanze. La mostra traccia un percorso non lineare, una narrazione che sedimenta storie, sguardi, immaginari: oggi, con Taci. Anzi, parla, si arricchisce di altre voci e prospettive, che ne ampliano ulteriormente le visioni».

L’evento di premiazione è stato coordinato da Anna Gorchakovskaya, Francesca Palmieri e Alessia Tobia. Per maggiori info sulla call Taci. Anzi, parla: https://lagallerianazionale.com/2020/04/16/taci-anzi-parla/


Video vincitori:


Allison Grimaldi-Donahue 

Laura Heyman 

Léna Lewis-King


(Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, 12 giugno 2020)

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