Accompagna l’installazione un multiplo dell’artista in 10 esemplari.
Segue la cena della Cucina di Estia (la conferma è gradita).
Paola Anzichè, Senza Titolo, 2018, carta e filo di ferro. Paola Anziché dice “mi piace vedere con le mani”: con questo intento riscatta dalla loro anonimità corda, juta, cartone, canne di bambù, tessuti, ceramica, e modifica il loro uso comune in sculture, installazioni. Non a caso la sua Vetrina s’intitola Materiali.
Compie anche un altro spostamento, la pratica manuale, tradizionalmente legata all’artigianato individuale o alla produzione industriale, diventa il sistema di creazione artistica.
Le sue opere hanno una forte componente performativa, alcune delle sue architetture intrecciate o lavorate a maglia possono essere “indossate”, come aeree case mobili. Mentre segmenti di canne di bambù legati insieme con lo spago diventano pareti sonore e attraversabili.
Per la Quarta Vetrina, Materiali, è un insieme di sculture di varie tonalità di bianchi e marroni, realizzate con lane grezze, di diverse provenienze, jute e carta. L’allusione al marmo, materiale classico della scultura si collega alla tridimensionalità di queste “maglie”, che riproducono la variabilità delle “venature” attraverso un intreccio allentato o molto fitto. A volte sono autoportanti, alla Libreria delle donne di Milano sono appese davanti alla vetrina.
In una specie di ribalta scenica raccontano la storia plurale delle provenienze umane e dei Materiali. Paola Anziché, infatti, ha compiuto residenze artistiche dal Brasile, all’Azerbaijan, a molti paesi europei e le sue mani, intrecciando canapa, lana grezza, juta, carta, riportano le “visioni” dei suoi viaggi.