di Elisa Mogavero
Stretching dal corpo al pensiero
Cosa può essere tanto convincente da far scendere intere schiere di ricche signore di Manhattan dalle loro vertiginose Manolo Blahnik e Christian Louboutin, lasciandole incustodite e mescolate stile mercatino dell’usato? La risposta è: il Museum of Modern Art, o semplicemente MoMA, ciò che fa di New York City non solo una meta per lo shopping ma anche una Mecca culturale sempre al passo coi tempi. A lasciarci a piedi nudi è Pipilotti Rist, artista svizzera, classe 1962, all’anagrafe Elisabeth Charlotte Rist, ma soprannominata fin dall’infanzia Pipilotti da Pippi Calzelunghe.
Il femminile sipario fucsia scopre la nuova installazione Pour Your Body Out (7354 Cubic Meters), in cui l’artista è stata chiamata a reinventare il grande spazio (7354 metri cubi a onor di precisione e di titolo) del Donald B. and Catherine C. Marron Atrium al secondo piano del museo. Per chi distrattamente avesse calpestato, senza vederlo, il video collocato in un piccolo buco nel pavimento del P.S.1, Selbstlos im Lavabad, non avrà scuse per la nuova e monumentale installazione dell’artista elvetica. L’immenso video site specific prende vita con immagini in movimento proiettate sulle pareti e sembra trovare una sintonia perfetta con il sonoro che si propaga dall’elemento/scultura centrale, costituito da un divano e un tappeto circolare, che accoglie il pubblico tra le morbide braccia (progettato dall’artista e da Atelier Rist Sisters). La grande portata di questo progetto risiede nell’inversione di tendenza che conduce il visitatore a trasportare il proprio corpo nel museo, sottraendolo al proprio soggiorno, passivamente esposto all’attacco dei mass media.
In questa useless grande stanza, unicamente progettata per “illuminare” i corpi dei presenti, l’invito è quello di distendersi, rilassarsi, perdersi, perfino cantare. Come in una chiesa. Il parallelo riporta alla mente l’italianissima protesta (e conseguente censura) di Homo sapiens sapiens, uno dei progetti espositivi più efficaci presentati alla Biennale di Venezia del 2005. La proiezione del giardino dell’Eden dove correvano due giovani fanciulle nude sulle volte della Chiesa di San Stae scatenò l’indignazione di una modestissima frangia di fedeli, che riuscì tuttavia a ottenere l’oscuramento dell’opera.
Pipilotti Rist non è nuova a installazioni multimediali su larga scala che si divertono a mescolare provocatoriamente realtà e fantasia. Viste le reazioni non sempre accondiscendenti, l’artista non perde l’occasione di dichiarare che la sua ultima opera non vuole essere sovversiva nei confronti dell’ambiente museale, anzi si vuole fondere con esso, “come se baciassi Taniguchi”, il celebre architetto a cui era stata affidata la riprogettazione del MoMA.
Nel suo tipico stile lussureggiante di colori, movimenti fluttuanti e gesti inafferrabili, le immagini si sovrappongono e si dissolvono l’una nell’altra: fiori, fauna e un unico elemento umano femminile si susseguono in un loop della durata di sedici minuti, non al passo coi dieci minuti del sonoro, in modo che non ci sia mai un’esatta ripetizione. Perfetta metafora con cui la discontinua lotta e il desiderio di una riconciliazione tra corpo e pensiero trova la sua massima espressione nell’opera.
La mostra “Pipilotti Rist – Pour Your Body Out” è a cura di Klaus Biesenbach e in corso fino al 2 febbraio 2009.