Lunedi 3 luglio 2017, ore 18,30.
Quarta Vetrina / nuova stagione, a cura di Francesca Pasini.
Paola Di Bello, Ora e qui, Via Dogana, 2017.
(Segue la cena di Cucina di Estia, la conferma è gradita)
Accompagna l’installazione un’edizione dell’artista in 10 esemplari.
Ora e qui, Via Dogana, 2017.
Paola Di Bello, da oltre dieci anni, unendo in un’unica lastra l’esposizione diurna e notturna crea un’immagine della sincronia tra giorno e notte. Un evento documentabile solo attraverso la fotografia.
Non è la registrazione di un anomalo scorrere del tempo, ma una rottura della convenzione prospettica Rinascimentale. Il fuoco dell’immagine non tende più all’infinito, divino (oltre il giorno e la notte), né vi è un centro con cui confrontarsi come nella finestra Albertiana. E’ una nuova figura della relazione tra eventi percepibili e immaginati che è il fulcro del cambiamento artistico.
Nel suo ultimo libro L’ordine del tempo, il fisico Carlo Rovelli scrive: “ più che un disegno su una tela, il mondo è una sovrapposizione di tele, di strati, di cui il campo gravitazionale è solo uno fra gli altri” (p.69) “le immagini di spazitempi fluttuanti e sovrapposti gli uni altri sono una visione della grana fine del mondo” (p.81).
Nell’arte un quadro rinascimentale e una fotografia si sovrappongono restando gli uni fra gli altri: il tempo varia in base alla relazione tra il soggetto che guarda e quello incarnato nell’opera, indipendentemente dalla sua data di apparizione.
Forse non è comparabile col processo di ricerca scientifica, ma è assimilabile alla molteplicità prospettica in cui anche la scienza agisce.
Paola Di Bello, nella mostra al Museo del Novecento, compie un nuovo passaggio. Applica alle vetrate della Sala Fontana, i particolari delle foto di Piazza Duomo stampati su pellicola trasparente, e così aggiunge alla sincronia giorno/notte quella esterno/interno, che traspare tra le figure che si vedono dalle finestre e le foto applicate sul vetro. Il vetro è la chiave di volta che da un lato allude al negativo fotografico, dall’altro collega la trasparenza dell’immagine allo sfasamento delle luci, che fanno capire la sovrapposizione giorno/notte.
La percezione “fisica” dello spazio, da lei immaginato, entra in relazione metaforica con quello psichico, emotivo, di chi guarda. Riconosco un’assonanza visiva con la sovrapposizione di tele e di strati descritta da Rovelli. Come i Tre Filosofi di Giorgione rispetto alla rivoluzione copernicana? Forse. Lo deciderà il “tempo granulare” della fisica gravitazionale.
Per la “Quarta Vetrina” Paola Di Bello sceglie un particolare in cui si vede via Dogana (la sede originaria della Libreria delle donne) e lo applica con una pellicola trasparente sulla vetrina, lasciando una cornice di vuoto in modo che interno ed esterno siano sempre in dialogo.
Ora e Qui, Via Dogana, 2017: la prima parte riguarda il titolo generale, la seconda nomina quest’opera specifica. Nelle parole è immediato il significato di continuità politica, culturale; nell’immagine appare la trasparenza tra passato e presente tipica della conoscenza. Quando si guarda un’opera, si legge un libro, s’incontra una persona, avviene una sincronia emotiva, critica con l’altro, l’altra. La convergenza giorno/notte, interno/esterno che Paola Di Bello inserisce nelle sue opere, è una figura di questo tipo di conoscenza. Non è visibile a occhio nudo, ma attraverso i vuoti che allentano le convenzioni abituali.
Lo sfasamento della luce, in Ora e qui, Via Dogana 2017, si moltiplica attorno al vuoto che incornicia la stampa, sommando la visione effettiva dell’esterno a quello che traspare dall’immagine stessa.
Scatta la sovrapposizione via Dogana-via Pietro Calvi.
Come non pensare agli indirizzi simbolici della vita? O allo sfasamento percettivo realizzato dal femminismo dall’origine a oggi? O alle tele che ha sovrapposto perfezionando il disegno del mondo?
Francesca Pasini