La
riunione dell'Associazione Rosa Luxemburg (della Convenzione permanente
di donne contro le guerre) si è svolta a Firenze il 22 settembre
2001, il giorno prima della riunione (nazionale) della Marcia mondiale delle
donne. Questa coincidenza di date, e la presenza alla riunione dell'Associazione
di molte donne che hanno condiviso sia il percorso della Marcia che quello
della Convenzione, ha portato ad affrontare il problema del rapporto fra
queste due realtà. Le partecipanti hanno ritenuto ancora valida l'ipotesi
formulata prima dell'estate. Si è poi parlato della preparazione
del Seminario sul pensiero di Rosa Luxemburg e sulle pratiche politiche
che ne possono derivare per noi oggi. Il Seminario si svolgerà a
Firenze nei giorni 8 e 9 dicembre 2001.
Forme
e sostanze della politica
Lidia Menapace
Poiché
la forza delle donne è di provare sempre a vivere e a far vivere
e per far questo bisogna lavarsi cucinare fare la spesa, anche se si è
sotto il peso di dolore lutto disgrazia, scrivo quello che avevo promesso
al Coordinamento nazionale della Marcia mondiale delle Donne, riunitosi
a Firenze il giorno dopo l'incontro dell'Associazione Rosa Luxemburg e
del Comitato promotore della Convenzione permanente di Donne contro le
guerre.
Ma mi pesa
davvero moltissimo, mi sembra totalmente inutile. Però lo faccio,
come avevo promesso. Anche sotto minaccia o -fosse pure- millantazione
atomica, il dolore e la vergogna sono uguali, per l'inettitudine e la
vigliaccheria dei governanti e dei governati, di maggioranza e opposizione,
di papi e vescovi, fedeli e atei: tutti lì imbambolati davanti
al potere e alla follia del nuovo Nerone detto Bush, (si assomigliano
quasi in tutto, tranne che il vecchio era un uomo colto e persino poeta,
sia pure da strapazzo).
Orbene, mi
ero impegnata a chiarire il senso delle forme politiche che vanno circolando.
Comincio da Rete, che sull'onda della telematica va forte. Una forma politica
a rete è essenzialmente orizzontale, priva di gerarchia e si tiene
connessa per omogeneità. Non si può fare una rete con corde
di diversa grossezza né con nodi non ben ordinati, viene una schifezza
e non becca nulla. Dunque è giusto chiamare Rete quella delle Donne
in nero, esse sono la forma politica che più assomiglia al nome
che si è data; Convenzione invece è per definizione un patto
tra forme, contenuti e pratiche differenziate, purché non contraddittorie.
Non potrebbe
stare in una Convenzione contro le guerre un gruppo di Donne che hanno
scelto di fare il militare ad esempio, ma potrebbero starci Donne agenti
di polizia, purché si impegnino ad usare la forza (cioè
la violenza dello stato) nelle forme e limiti rigidamente previsti, cioè
rigorosamente rispettando le procedure che la prevedono: non facendo cioè
irruzione nella scuola Diaz e poi pretendendo che sia una perquisizione.
Già
che ci sono, aggiungo quel che già dissi nella citata riunione.
Sono molto diffidente verso la corsa ai Forum sociali che sorgono qua
e là e anche con una tendenza organizzativistica che sembra prevedere
solo la manifestazione o il corteo e mai un momento di riflessione su
contenuti mete e pratiche. Inoltre, per quanto mi riguarda dico che il
femminismo non può stare in un forum "sociale", non perché
sia misto, ma perché è sociale e il femminismo o i femminismi
sono un soggetto e una forma politica. Non vorrei che più o meno
innocentemente si ricadesse - magari citando a sostegno Porto Alegre -
nella dicotomia tra sociale e politico, dove poi al politico (cioè
al partito) spetta sempre di dirigere, stabilire le mete ultime, quando
addirittura non di portare la coscienza. Mi pare ora di finirla, abbiamo
già dato.
Vi sono stati
nella storia della sinistra protagonisti di lotte e invidiabili rivoluzionari
che pensavano che non ci volesse il partito e nemmeno la conquista del
potere statale identificato nel palazzo d'inverno. E visto che l'altra
ipotesi, di tipo militarista, di rivoluzione ha fatto un tonfo dal quale
non pare possa risuscitare, sarà meglio non ripercorre le stesse
strade: è però tipico della cultura maschile di essere soggetta
alla coazione a ripetere: Noi donne aiutare dai nostri "capricci",
siamo più propense a mutare.
Aggiungo
conclusivamente che la Convenzione permanente di donne contro le guerre
non è un semplice coordinamento di donne pacifiste, né una
rete di donne che lottano per la pace: la sua ragione sociale -come spero
si ricorderà- è di costruire una cultura politica che escluda
l'uso della guerra e impari inventi insegni come si governano e gestiscono
i conflitti, appunto né rimovendoli, né uccidendoli con
la guerra.
Bisogna incominciare
a praticare tra noi la dichiarazione la analisi il riconoscimento dei
conflitti tra noi e le forme per gestirli, nel modo meno abborracciato
emotivo o pasticciato: abbiamo spesso paura dei conflitti aperti, ma lasciati
lì fanno male e diventano grovigli inestricabili, e poi arriva
qualcuno con la spada e taglia i nodi. Siamo alla guerra.
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